lunedì 19 aprile 2010

Simon Konianski


C'è una domanda che alcuni si pongono: Micha Wald ci fa o ci è?
Il giovane regista dopo aver realizzato il corto "Alice et Moi"(2004) sviluppa la trama in cui rivendicava la fine della sua storia d'amore per tornare sugli schermi con "Simon Konianski" commedia agrodolce e semi-autobiografica dove il regista mette in risalto la cultura Yiddish e i contrasti generazionali tra i giovani atei e razionali e gli anziani religiosi e tradizionalisti, segnati dall'olocausto che insieme alla questione israelo-palestinese rappresenta un argomento ancora un pò tabù sul quale Wald, però, riesce ad ironizzare con quell' ingenuità e quella nonchalance che ci fanno tornare alla domanda iniziale "Micha Wald ci fa o ci è?" cioè, sapeva che le questioni che stava trattando avrebbero dovuto esser prese con i guanti e che una volta inserite nel film avrebbero distolto l'attenzione dal resto o lui è andato dritto per la sua strada raccontando pezzi di vita vissuta e poi se ci fosse rientrato qualche argomento un pò più importante, pazienza tutto fa brodo? La risposta a noi è abbastanza chiara, nel film c'è una sana volontà di scandalizzare un pò il pubblico improntando le gag su particolari temi che la gente non si aspetta vengano trattati in un film comico ma questo è tipico di Woody Allen e quindi nonostante la commedia sia davvero divertente, a tratti, il ragazzo arriva con qualche anno di ritardo ma a fare da contrappeso a tutto questo ci sono dei personaggi irresistibili definiti in maniera impeccabile, si passa dal trentenne nevrotico che infondo ha un animo gentile ai vecchi zii strampalati che con le loro manie ed i loro aneddoti riescono ogni volta a strappare un sorriso.
La trama, come in ogni road-movie che si rispetti, ruota intorno ad uno sgangherato viaggio di scoperta spirituale che il protagonista intraprende insieme ai parenti.

So cosa state aspettando ma se volete sapere quale film è molto simile a Simon Konianski fatevi un giro sui siti di cinema, non ne abbiamo trovato uno che non riporti lo stesso nome, forse noi siamo i primi a non dirvelo.

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