lunedì 17 maggio 2010

Cold Souls


Qual'è il modo migliore per sbarazzarsi dei proprio sentimenti? Probabilmente eliminare la propria anima; congelarla in questo caso, mettendola al sicuro in una cassetta di sicurezza o mandandola nel New Jersey se non si vuole pagare l'IVA. Il messaggio di Cold Souls è decisamente chiaro: con il consumismo imperante arriveremo a barattare la nostra stessa anima?
Andiamo per ordine, Paul Giamatti interpreta se stesso, è pieno di pensieri e di delusioni, tutto questo gli impedisce di dare il meglio nella sua prossima performance teatrale, lo Zio Vanja di Čechov; decide perciò di farsi estrarre l'anima e rimanere privo di sentimenti per le settimane che lo vedranno impegnato sul palco. A metà tra Gondy e Jonze, e con una visione decisamente vicina ai lavori di Charlie Kaufman, Cold Soul è un opera metafisica e filosofica che, servendosi del blackhumor, porta lo spettatore ad interrogarsi sull'effettiva morale umana, spietata nel commercio e nella promozione di qualsiasi prodotto e in questo caso, iperbolicamente parlando, delle anime umane. Giamatti è gustosissimo nel ruolo di un se stesso inizialmente stanco e depresso e dopo freddo, distaccato e ironicamente privo di sentimenti. Però, proprio per la sua forte componente metaforico Cold Souls rischia di non essere digerito da tutti, dividendo quindi il giudizio in due: quello soggettivo e quello oggettivo.
Dato che questo è un blog e non un recensisco su Variety mi interesserò solo di me stesso, dando a questo film il voto che si merita.


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