lunedì 10 maggio 2010

Adam


Abusare di un genere cinematografico porta inevitabilmente al suo declino; ce l'hanno fatto capire con il fantasy che, ormai orfano di Tolkien e della Rowling, cerca invano da anni di riempire il vuoto economico lasciato dalle due saghe d'oro. Il discorso per la commedia romantica però è un po' diverso, non c'è mai stata l'eccellenza e si è sempre levitati nel limbo del gradevole con commedie come Notting Hill o Bridget Jones. L'unica speranza per un genere con spunti pari a zero risiede nelle pellicole indipendenti, prive di limiti e imposizioni e spesso più proficui dei loro fratelli maggiori. Ce l'ha dimostrato la Fox Searchlight, branca indipendente del più famoso colosso americano, con un successo come (500) Days of Summer, commedia dai toni semplici ma ricca di contaminazioni esterne che ne hanno sancito la fortuna. Cosa aspettarsi quindi da Adam? L'etichetta che gli è stata affibbiata è la più sbagliata che mai; Adam non è una commedia romantica, non è una storia d'amore e non ha finali teneri e sdolcinati. Adam è la storia di un ragazzo, quello del titolo, affetto dalla sindrome di Asperger, una malattia che lo isola dal mondo esterno portandolo a vivere i sentimenti in maniera ovattata e compressa; c'è una ragazza certo, Beth, che probabilmente è la donna della sua vita, ma non ci sono inseguimenti rocamboleschi per dichiarare il proprio amore o scene molto poco credibili riguardanti complicate situazioni coniugali. Adam è un film vero, privo di quella patina che contraddistingue i prodotti mainstream, e che a fine visione vi lascia inevitabilmente con il cuore gonfio e gli occhi lucidi.


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