lunedì 1 novembre 2010

Marnie Stern - Marnie Stern



L'eterna teenager Marnie Stern con il terzo album self-titled si riconferma Peter Pan musicale; chi pensava che il disco uscito il 5 Ottobre fosse pista di decollo per librarsi verso musica adulta e consapevole è rimasto deluso. Il filo conduttore della musica della newyorkese rimane quello esasperato, gonfio di rivangamenti metallici che sanno strabordare nella psichedelia. Quasi sadico l'insistere ancora ed ancora sul tapping, sulle ripetizioni isteriche di riff ultradatati, quasi patetico l'inseguimento disperato dell'intonazione alla Courtney Love.

In "Trasparency Is The New Mistery" il riff iniziale sfiora paurosamente quello di "The Man Who Sold The World" di Bowie, ma poi il brano riesce a scorrere in qualche modo. La Stern sperimenta math rock martellante (i Fang Island sono altra cosa) e rintronanze schizzofreniche con risultati apprezzabili in "Cinco De Mayo" (rimembranza storica poco appropriata), "Female Guitar Players Are The New Black" e "For Ask". In ogni caso la batteria sovraccarica di assoli continui unita all'onnipresente tamburellare delle trentaquattrenni dita della Stern sulla tastiera della sua Strato rendono l'album a tratti veramente frustrante. Non a caso i pezzi migliori vengono da melodie più ordinate, meno incessanti, probabilmente più influenzate dal pop d'oltremanica e non. Si veda "Risky Biz" ad esempio, brano meno malato, gaio, nei limiti del possibile. E ancora "The Things You Notice" non sfigura nella sua relativa semplicità d'intenzioni.

Sembra dunque palese rendersi conto di come il sound giusto risieda quasi sempre in un ordine di fondo, in geometrie base che non conducono a musica rigorosa come è superficialmente facile pensare. Generi così energici, pompati da chitarre e percussioni rombanti risultano profondamente sminuiti senza un controllo adeguato.

Il terzo lavoro di Marnie Stern è fatto di trentaquattro minuti e quattro secondi saturi di suoni stipati e tronfi, che se non appartenesse ad una artista "esperta" (attempata?) come lei chiunque attribuirebbe ad una band alle prime armi, ansiosa di riempire ogni momento della propria musica. Quest'album condurrà la biondissima tuttofare americana ad uno svecchiamento radicale del suo stile procedente in un inevitabile anacronismo o al lento sprofondo nel pensionamento? Ai posteri.





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