venerdì 21 gennaio 2011

Vallanzasca Gli Angeli del Male


C'è un immagine perfetta per descrivere il nuovo film di Michele Placido, ed è quella di un grande motore che gira a vuoto lasciando la macchina ferma nello stesso punto per 120 minuti circa. Sembrerà duro ma probabilmente è questa la vera natura di 'Vallanzasca Gli Angeli del Male', quella della pellicola pretenziosa, carica dell'egocentrismo del suo autore e forse schiacciata a morte proprio da quest'ultimo. Ma partiamo dall'inizio, da Renato Vallanzasca, il personaggio abilmente ricostruito da Kim Rossi Stuart, che negli anni settanta si macchiò di molteplici crimini tanto da venire condannato per due volte all'ergastolo. La pellicola ripercorre la nascita e la fine dell'uomo, sorvolando in parte sul criminale e dipingendo il protagonista come un ladro gentiluomo. Nel farlo però il film cade rovinosamente sul suo stesso ritmo frenetico, esageratamente veloce, tanto da disorientare lo spettatore con i suoi numerosissimi cambi ed con un turbinio di personaggi più o meno tratteggiati. Ed è il voler parlare troppo di 'Renatino' a distruggere il film; il volergli attaccare la telecamera addosso senza dare un senso logico ai fatti che accadono intorno a questo personeggio tanto protagonista quando (purtroppo) solista. Stuart fa del suo meglio per dare credibilità ad una macchietta, troppo vicino alla figura del rubacuori che a quella del criminale e troppo piatta per poter suscitare il benchè minimo interesse attorno alla vicende che lo coinvolgono. Circondato dalla polemiche su un presunto ruolo da eroe ritagliato per il pluriomicida, 'Vallanzasca Gli Angeli del Male' si dimostra invece innoquo e superato. 'Ha un ritmo invidiabile' secondo il Corriere della Sera; insomma, la macchina però è sempre ferma lì.


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