lunedì 29 marzo 2010

Happy Family


Un giovane sceneggiatore alle prese con la prima stesura si ritrova catapultato nel suo stesso testo lasciandosi coinvolgere dalle vicende dei personaggi.
Se la deriva del cinema italiano venisse rappresentata con una nave intenta ad affondare la falla più grande sarebbe sicuramente il genere che viene definito "commedia". Lo spettatore nostrano infatti ormai è abituato ad associare questa tipologia di film con visioni come Neri Parenti o i fratelli Vanzina, i famosi cinepanettoni insomma. Bisogna quindi evitare di giudicare questo Happy Family in maniera troppo frettolosa dato che Salvatores pesca il meglio della commedia (termine che però calza un po' stretto) straniera e lo mescola con la sapienza che solo 27 anni di carriera possono dare.
Royal Tenenbaum, About a Boy e High Fidelity sono le prime tre pellicole che mi sono venute in mente; la radice del film però è da ricercare nella letteratura pirandelliana, "Sei personaggi in cerca d'autore" che si fonde con la mondanità milanese dando vita a esseri preoccupantemente veri e a situazioni votate al comico ma non al demenziale e ricercando sempre un atmosfera "diversa" da quella che solitamente ci regalano le vacanze di De Sica e Boldi.

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