martedì 5 aprile 2011

Glasvegas - EUPHORIC /// HEARTBREAK \\\


I cuginetti Allan si ripropongono, e ci lasciano più che perplessi, con il nuovo album " EUPHORIC /// HEARTBREAK \\\" . Dopo il miracolo del primo disco e dei suoi tormentoni (Geraldine, Daddy's Gone, Flowers & Football Tops) era pretenzioso in effetti aspettarsi chissà quale salto di qualità. Le premesse in ogni caso facevano ben sperare; pausa di riflessione protratta e solitaria, villa multimilionaria sulla costa californiana dove rinchiudersi religiosamente per comporre, influenze avanguardistiche made in USA. Certo, qualche intoppo e qualche impegno qua e là ci sono stati, come la batterista Caroline McKay che lascia i compagni di Glasgow soli soletti nella rovente Santa Barbara senza quasi disfare la valigia. Proprio questa mattina poi, si legge su clashmusic.com di un "James Allen missing", visto l'ultima volta all'aeroporto e con tanto di mamma preoccupata in pieno stile rapimento all'italiana. Mamma che tra l'altro partecipa all'album con un breve recitato al termine di Change, pezzo piuttosto melenso ed in verità inspiegabilmente solenne. La frase strappacuore della tenera genitrice che chiude il brano, "Before changing for me, change for you", rende inutile ogni altro commento sulla retorica. Uniche luci (pallide) del disco sembrano Dream Dream Dreaming, tormentosa ballata orecchiabile, e Euphoria, Take My Hand, il singolo estratto che però non si allontana così tanto dalla falsariga del primo lavoro self-titled del quartetto scozzese. In realtà in tutto l'album ti aspetti da un momento all'altro di sentire "It's gone, it's gone, it's gone, it's gone oooooh-oooooooh" oppure il geniale "Oh oh are you my heroooooo oh oh" (noto solo ora un abuso della vocale "o"). Non si vede infatti chissà quale cambiamento, non si comprende a chi abbiano giovato i tre anni di attesa, quali frutti siano effettivamente maturati. Di sicuro i Glasvegas appaiono ridimensionati da questo "nuovo" stile, nato da mamma yankee e babbo ubriaco della East End di Glasgow, che perde grinta a discapito di nenie soporifere, batterie inflessibili e prive di mordente e chitarre divenute pura amministrazione, routine piatta sullo sfondo. Ecco come menzionare più volte l'euforia sembra in questo contesto del tutto ironico. Euforia portami via.

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