sabato 25 settembre 2010

Inception



Dom Cobb è il migliore nel suo lavoro, entrare nei sogni e rubare informazioni riservate custodite nel subconscio delle sue vittime. Per farlo si avvale della collaborazione di Arthur, un compagno abile quanto ruvido e riservato, e Nash, architetto dalle abilità non eccelse che si mostrerà per quello che è. Dopo un furto non riuscito ai danni di Mr.Saito Cobb verrà assunto proprio da quest' ultimo per tentare un "innesto", ossia installare un' idea all'interno di una mente senza che essa se ne accorga.

Chris Nolan ha ormai acquistato la nomea di "uomo hype". Quando uscì The Dark Knight il mondo era si sconvolto dalla prematura morte di Heat Ledger ma anche incuriosito dalla rilettura iperrealistica dell'uomo pipistrello preceduta da quell'opera acerba che era Batman Begins. Insomma, un successo fatto di uomini in calzamaglia aderente direte voi, ed invece no. Il successo di Nolan è segnato da quello che forse è ancora oggi il suo lavoro migliore, Memento, un' abile opera ad incastro che, insieme a The Prestige, mostra la abilità artistica del regista e scenggiatore londinese. Parlavamo però di hype, attesa o eccitazione, creata in questo caso ad arte da trailer avidi di informazioni e pochissime notizie riguardo la trama, se non la base del plot: i sogni. Penso che sarete d'accordo nel dire che tutti sognamo, io personalmente ricordo circa 1/10 di tutto quello che vedo durante il sonno, ma è uso comune viaggiare con la mente dando sfogo alla nostra fantasia più sfrenata. Nolan parte da un concetto così comune e vi costruisce sopra castelli di carte eternamente in bilico tra il rovinoso crollo e il trionfo assoluto per una trama che richiede un occhio attento ed una visione ordinata, senza distrazioni e fatta di scatole cinesi. Perché questo film è proprio un insieme di matriosche, tanti livelli (onirici e non) che convivono tra di loro con l'unico scopo di stupire lo spettatore lasciandolo sempre con il beneficio del dubbio, e con il fiato sospeso. Protagonista della vicenda è il sempre più convincente Leo Di Caprio nei panni del ladro Dom Cobb, tanto abile nei furti onirici quanto ossessionato da un rimorso del passato, ed è qui che volevo arrivare; perché Nolan crea con Inception l'ultimo mattone di una trilogia basata sulle ossessioni (Memento e The Prestige come primi due capitoli), traendo forse lo spettatore in un grande inganno o semplicemente lasciandoci esterrefatti dopo aver fissato con occhi increduli una trottola che gira.






Curiosità: il film ha un piccolo rimando all'esordio di Nolan. Infatti in Following il protagonista fa la conoscenza di un ladro, questa volta comune, di nome Cobb.

venerdì 24 settembre 2010

Vincent Minor - Vincent Minor


Nel 2009 pubblicò un EP ma in realtà non riscosse molto successo e passò un pò inosservato, oggi Vincent Minor riappare con un outfit alla Wes Anderson e con un album teatrale, suggestivo e coinvolgente, ROMANTICO! (nel senso originario del termine). Per la durata di 11 pezzi vincent ci trascina nel suo mondo incantato permettendoci di sognare ad occhi aperti, un' indie pop fresco il suo, che tenta con tutte le sue forze, però, di uscire dalla nicchia per aprirsi ad un publico più ampio. Una forte presenza di pianoforti e archi ci accompagna durante tutto l'album, dolci ma originali i testi che Vincent sà portare davvero bene al cuore dell'ascoltatore e che molte volte si adattano perfettamente all' andamento incostante delle parti strumentali facendoci dimenticare di essere a casa o sull' autobus e non ad uno spettacolo teatrale.
L' unica pecca di questo debutto è la voglia di fare troppo, forse un pò di minimalismo in più non avrebbe guastato, ma vi assicuro che per il resto è un disco che và ascoltato almeno una volta approfittando anche del fatto che potrete trovarlo in streaming sul suo sito, qui invece vi diamo la possibilità di ascoltare il singolo di debutto tratto dall' album.

Curiosità.
Vincent Minor ha deciso che nel prossimo tour che intraprenderà si dovrà fermare una settimana in ogni tappa così da poter dar vita, tra un concerto e l'altro, a speed dating gay con l'associazione LA based che egli stesso ha aperto.



<a href="http://vincentminor.bandcamp.com/track/late-night-show-3">Late Night Show by Vincent Minor</a>

Joe Gil - Joe Gil



"Whimsically uplifting, deep and imploring, always earnest, music is Joe's true mode of expression, his diary if you will, as it tells his stories - both real and make-believe. Give him a closer listen and it is almost as if you are meeting another side of Joe. And as you listen, hold on to that feeling, for it's as fleeting as the murmur of his voice and the nuances of his songs."

Questo e ciò che abbiamo trovato scritto sulla sua pagina web e noi di TS sottoscriviamo pienamente, Joe Gil probabilmente non farà mai molto successo e sicuramente non ci ha proposto niente di innovativo in questo suo album di debutto ma la sincerità e la capacità di far musica semplice, puntando al cuore, è quello che, chiunque ami la musica, infondo cerca e questo ragazzo di Los Angles ci riesce alla grande attraverso testi pregni di emozione e una voce che scalda il cuore, su bandcamp l'album di debutto in streaming e qui sotto il nostro singolo preferito che potrete anche scaricare gratis.

 


<a href="http://joegil.bandcamp.com/track/woodblock">Woodblock by joe gil</a>

TOP5 Week's best stuff #15

Li avevamo proposti quest'estate nella nostra compilation ed ora eccoli nuovamente con un singolo che non tradisce le aspettative ed un video da attacco epilettico.
Ecco un nuovo e curioso video per il singolo 2 trees tratto dall'ultimo album dei foals, total life forever.Video in stopmotion per un singolo che rispetta i classici canoni dei Crystal Fighters.Il 4 ottobre uscirà il loro nuovo EP nel frattempo noi ci gustiamo questo energetico singolo.
Cover settimanale di TS nonchè b-side per il 7" che uscirà il 28/9 e che avrà come a-side il singolo "Something Else"

venerdì 17 settembre 2010

Opus Orange - s/t EP


TS loves it.
Queste sono le ultime giornate di sole estivo (le più belle a mio parere) e quale miglior modo di passarle se non in compagnia di Opus Orange (Paul Bessenbacher) un simpatico ragazzo di LA che compone, suona e canta puro indie-pop da gita fuori porta con una combinazione di magici elementi che creano assuefazione fin dal primo ascolto.
La ricetta?allora, prendete un ukulele che segue i ritmi incalzanti di percussioni diy, melodie semplici per eterni bambinoni, campanelline e una voce senza tanti fronzoli infine spruzzate qualche coretto, che fà sempre surf, quà e là e avrete l' EP preferito, della settimana, di TS.
Ora, sei pezzi non basteranno a lungo però. Vogliamo l'album!



 
Opus Orange - The World Is Spinning by Talking Stuff

The Pass - Burst


Eccoli di nuovo,in pochi mesi il loro singolo di debutto "Vultures" è comparso su gran parte dei blog indipendenti suscitando molta curiosità verso il loro album di debutto così questi gentilissimi ragazzi del Kentucky hanno deciso, poche ore fa, di renderlo disponibile in streaming su Soundcloud, in attesa della pubblicazione ufficiale, cominciate a dare un ascolto.
Il disco si chiama Burst ed è un mix di suoni elettronici tanto vintage quanto freschi, sò quello che state pensando, no, non è la solita pappa. e dateci retta!
 




Interview: Telepathe

In occasione del loro live alla Keep It Yours Night abbiamo fatto quattro chiacchiere con le Telepathe sperimentando la nostra tanto decantata telecamera. Il risultato è un misto tra il mio inglese pregno d'agitazione, discussioni logorroiche sul cinema e pettegolezzi su Julian Casablancas.

We met the girls before their gig in Rome. Here you are few questions about music, movies and gay dancers. Enjoy.

martedì 14 settembre 2010

The Other Guys



Il detective Allen Gamble non ama il lavoro di strada, preferisce la sicurezza del lavoro in ufficio, come contabile, senza correre alcun rischio. Il suo partner, Terry Hoitz, brama di poter tornare in azione dopo essere stato allontanato dal servizio per un' imbarazzante sparatoria. Entrambi però condividono l'ammirazione per gli agenti Danson e Highsmith, veri eroi del dipartimento e della città di New York, prepotenti e rissosi ma sempre in prima pagina per qualche azione spettacolare. Quando Terry ed Allen si troveranno a collaborare le ambizioni del primo spingeranno il partner a seguirlo nelle indagini riguardanti una truffa orchestrata dal multi miliardario Ernie Ershon al fine di coprire le perdite della propria azienda.

Adam McKay torna a dirigere Will Ferrel dopo Step Brother e gli affianca un rude Matt Wahlberg dandogli il ruolo di "other guys" e gettandoli in strada per quello che sembra essere un mix tra un poliziesco e un lungo sketch del Saturday Night Live (dove McKay ha militato per 6 anni) e puntando tutto sulle doti dei protagonisti. Se Ferrel è ormai uno dei migliori attori comici in attività lo stesso non si può certo dire di Wahlberg, spesso accostato al personaggio duro del film d'azione, ma che qui dimostra una vera vera comica (che decida di cambiare genere) mostrando una chimica eccellente con il collega. Il film non è però esente da difetti, difetti che si palesano nella sceneggiatura lavativa e poco concentrata sulla trama preferendo puntare tutto sulla risata e lasciandoci con una storia troppo semplice. Nonostante ciò il film è una commedia di ottimo livello, mai eccessivo e che emerge dal mare di commedie made in USA che ci vengono presentate ogni anno.

lunedì 13 settembre 2010

The Tallest Man On Earth - Sometimes The Blues Is Just a Passing Bird


Qui a Talking Stuff non abbiamo mai avuto troppe pretese da parte del pubblico, ce ne siamo sempre stati buoni buoni in disparte ammirando e raccogliendo ciò che di interessante accadeva intorno a noi con l'intento di creare spazi dove condividerlo, dire la nostra al riguardo e volentieri ascoltare anche quello che avevate voi da dire, ma oggi con questo post vorrei provare a lasciarvi qualcosa in più e per fare questo ho bisogno che voi andiate in fondo alla pagina e clicchiate play dopodichè continuate tranquillamente a leggere fino alla fine.
Kristian Matsson è un ragazzo svedese che ha dato inizio alla sua carriera come frontman nei Montezumas una band che nel 2006 ha debuttato con l'omonimo album, ma dopo solo un' anno questo ragazzo ha pubblicato da solista,sotto lo pseudonimo di The Tallest Man on Earth un EP e un album, Shallow Grave  una raccolta di pezzi che hanno fatto innamorare il pubblico del suo folk genuino, fresco, semplice ed a tratti Dylaniano è tornato a farci compagnia qualche mese fà con il secondo album che non ha affatto tradito le aspettative anzi si potrebbe dire abbia quasi riscosso il successo del primo, ma io vi vorrei parlare dell' EP che ha fatto uscire qualche giorno fà sotto Dead Oceans ovviamente, il titolo è Sometimes The Blues Is Just a Passing Bird ma pare proprio che Matsson conosca a perfezione il viaggio che compie quest'uccellino perchè qualche giorno fà tornando a casa sull' autobus ho deciso di ascoltare per la prima volta i cinque pezzi in questione senza aver mai ascoltato niente di suo e vi posso assicurare che non percepivo una così intensa passione per la musica e per la vita da tempo da troppo tempo e quello che ho cominciato a chiedermi è "chissà quante persone come lui con questo toccco di chitarra e questa voce magica con la voglia di fare e tutte le carte in regola per essere un'ottimo cantautore è chiusa ancora nella propria stanza o nel proprio garage che sia, e non ha l'opportunità di uscire allo scoperto perchè magari non ha contatti con nessuno di importante, gente costretta a mettere le proprie emozioni le proprie parole i propri pensieri in canzoni meravigliose che magari non verranno mai ascoltate da nessuno..." a quel punto mi sono reso conto di quanto è forte anche la mia passione per la musica e ho realizzato perchè continuo ad ascoltare musica indipendente...sfortunatamente non ho la capacità di entrare nei garage o nelle stanze di ogni persona che fa musica ma spero almeno che ascoltando questo tipo di musica diminuiscano le probabilità di non venir mai a conoscenza di artisti come The Tallest Man on Earth.




The Tallest Man On Earth-Little River by Talking Stuff

TOP5 Week' s Best Stuff #14

lo attendevamo tutti con ansia e finalmente è arrivato a pochi giorni dall' uscita del singolo su 7"...si vocifera già che sia il video dell' anno, beh sicuramente per noi che li abbiamo visti crescere lo è.
Quest' estate li avete trovati nella nostra compilation e tra poco stanno per debuttare con un album in cui la parola d'ordine è "sperimentare".
Video carino e pezzo innovativo. merita un posto nella classifica.
Ecco il nuovo video della band che ha accompagnato la nostra estate.
Direttamente dal nuovo album the Age Of Adz.

domenica 12 settembre 2010

We have a cam.

Talking Stuff ha una telecamera e questo è il primo risultato.

External practicing for the band before their acoustic set in Rome

Jukebox The Ghost - Everything Under The Sun


Spesso capita di incappare in  album di gruppi mai sentiti e che ad un primo ascolto non paiono neanche particolarmente belli od innovativi ma che in seguito si rivelano davvero interessanti, questo è proprio quello che è capitato a me qualche giorno fa quando ho deciso di immergermi a pieno nell' edulcorato indie-pop dei Jukebox The Ghost, band di Washington D.C. uscita da poco sotto la Yep Roc Records con il suo secondo lavoro Everything Under The Sun, titolo che lascia ben poco all'immaginazione, infatti tutti i dodici pezzi che compongono l' album sono pure goccie di rugiada che brillano sotto un sole primaverile che scalda l'anima e fa venir voglia di svegliarsi dal letargo per cantare lodi all' amore e tutto questo grazie a suoni di flebili ma decise chitarre che si poggiano su dolci tappeti di pianoforte rendendo l'atmosfera molto più romantica e alla limpida voce di Ben Thornewill tipica delle band uscite da una qualsiasi università americana..ed infatti è proprio alla George Washington University che si sono conosciuti questi tre ragazzi che hanno dato vita ad un magico mix fra Alphabeat un pò meno eighties e She&Him un pò meno sixties.
Enjoy it.




Jukebox The Ghost - Mistletoe by Talking Stuff

sabato 11 settembre 2010

Summer Camp - Young EP



I Summer Camp sono Jeremy Warmsley e Elizabeth Sankey. Lui è un apprezzato songwriter di origine francese con due album solisti all'attivo, lei è una giornalista autrice di articoli per NME e Platform: insieme formano appunto la band inglese che era riuscita a far parlare di se senza avere nemmeno pubblicato un brano. Adesso ci ritroviamo davanti al loro primo EP, Young, che raccoglie le diverse tracce uscite tempo fa sempre sotto Moshi Moshi e che confermano le qualità della band: l'originalità e la semplicità dei pezzi, fatti di ritmi lenti e cambi di voci trascinanti, che sembrano assomigliarsi un po' tutti ma dove ognuno nasconde i proprio segreti. Una delle cose che si possono adorare di questa band è la filosofia del DIY dalla quale è nata, dando spazio solamente alla passione per la musica senza intermediari di mezzo. Speriamo di rivederli presto con un LP, sempre così genuini e spensierati.



Summer Camp - Why Don't You Stay by talkingstuff

giovedì 9 settembre 2010

Nowhere Boy



John Lennon è senza dubbio una delle figure più importanti della musica moderna, membro dei Beatles e morto in un omicidio è universalmente riconosciuto come un' icona pop. C'è però un momento della vita di John che sfugge ai più, la sua gioventù cone le travagliate vicissitudini famigliari e i primi incontri con i suoi futuri compagni di band; Nowhere Boy (debutto alla regia dell'artista concettuale Sam-Taylor Wood) si prefigge di raccontare proprio questo momento prendendo spunto dal libro Imagine: Growing Up with My Brother John Lennon scritto dalla sorellastra di Lennon.
Ad interpretare l'artista c'è il giovane Aaron Johnson, già elogiato su questo sito per Kick-Ass e che viene qui affiancato da attrici affermate come Kristin Scott Thomas e Anne-Marie Duff, rispettivamente la zia e la madre di Lennon. Se la prima parte ha dei toni molto leggeri, con un intro per veri fan, lo svolgimento assume delle sfumature vagamente drammatiche dovute soprattutto alle vicissitudini che va a raccontare senza però prendere una direzione precisa e dandoci una conclusione che non accontenterà tutti. Questo film è senza dubbio un' ottima opera, ricercata e ben recitata, l'unica pecca, se così può essere chiamata, è l'eccessiva direzione verso il fan base dei Fab Four annoiando forse chi non apprezza la musica della band. Ma questa gente esiste davvero?


martedì 7 settembre 2010

Brandon Flowers - Flamingo



C'è una maledizione nella musica moderna, colpisce quei cantanti che vogliono intraprendere progetti solisti e fa in modo che il tutto si trasformi in un flop. Julian Casablancas l'aveva quasi scampata, Phrazes for the Young era altalenante ma aveva un fantastico senso di distacco dagli Strokes e viveva sotto il genio creativo del frontman newyorkese; Kele invece aveva voluto strafare facendo uscire un minestrone musicale troppo confuso e poco apprezzabile. Questo piccolo excursus è per introdurre il debutto solista di Bradon Flowers, leader dei Killers una band che nel corso del tempo non è riuscita a riconfermarsi e a riconfermare le buone cose dette anni fa con Hot Fuss. Conoscendo la cittadinanza della band (made in Las Vegas) le attese erano tutte su un album ispirato dalla città dalla mille luci, qualcosa che riuscisse a catturare l'ascoltatore ed immergerlo nell' atmosfera festaiola e calda di LV ed è quindi naturale storcere il naso davanti ad un album a metà tra la ballad e il country. Ma partiamo con il singolo che ha preceduto l'uscita di Flamingo, si tratta di Crossfire la traccia sicuramente più convenzionale dell'album, la più orecchiabile, la più pop e quindi scelta per il lancio del disco. Ad ascoltarla non si urla certo al miracolo, è piacevole e in parte mantiene le promesse di cui parlavo sopra, purtroppo però il pezzo è solo una piccola parentesi in un mare di organi, arpeggi di chitarra e cori seriamente allucinanti. Se l'intenzione era quella di farci apprezzare una possibile anima patriottica fatta di messaggi per i propri cari e pomeriggi passati in mezzo al prato Brandon ha decisamente confuso le nostre volontà dandoci qualcosa di veramente vicino ad un drama con gay cowboys; non fatevi ingannare dal nome sulla copertina, l'unico cosa positiva è queste tracce non finiranno mai su un album dei Killers.




Brandon Flowers - Magdalena by talkingstuff

domenica 5 settembre 2010

Somewhere



Nello Chateau Marmont di Los Angeles vive Jhonny Marco, una star hollywoodiana di prima categoria intrappolata in una vita piena di eccessi ma prima di veri affetti. L'incontro con la figlia Cleo gli farà capire gli errori paterni, il suo scarso valore come persona e la definitiva presa di coscienza sulla sua reale condizione di vita.
Una trama come questa non richiede troppo fronzoli, Sofia Coppola lo sa bene ed è per questo che sono entrato in sala fiducioso. L'inizio è dei migliori: una Ferrari gira su una pista senza mai fermarsi, l'inquadratura è fissa e ci lascia vedere l'auto per pochi istanti, si ferma e Stephen Dorff scende. Tutto semplicissimo, eppure tutto perfetto e calibrato.
Marco si muove per le stanze dello Chateau Marmont mostrandoci un mondo fatto di niente, con personaggi ritratti come in un freak show, basta uno sguardo e si è nella camera accanto per poi essere subito pronti a dimenticare tutto e passare avanti. Ma basta un cuore su un gesso a cambiare questo status fatto di sesso e macchine potenti, di feste e di turbanti indossati da bizzarre donne leopardate; a riempire spazi vuoti sia nella vita che nella esile sceneggiatura della Coppola. Perché Somewhere, come anche Lost in Translation, vive di momenti e di attimi, di sguardi tra i due protagonisti ottimamente interpretati da Stephen Dorff, che finalmente fa il salto di qualità tanto atteso, ed Elle Fanning ennesima figlia della famiglia che convince con i suoi sorrisi. Sofia Coppola ha uno stile ben preciso, racconta le storie in modo diverso e decide di non piegarsi alla convenzionalità registica, purtroppo magari non tutti la apprezzeranno ma io la difenderò fino allo sfinimento.

venerdì 3 settembre 2010

Everything Everything - Man Alive



Manchester cerca la sua nuova stella.
Paroloni i miei soprattutto per chi qualche mese fa ha pianto la rottura tra i fratelli Gallagher o per chi ricorda con amore i balletti di Ian Curtis, certo ho esagerato ma un fondo di verità c'è. Usciti sotto Geffen dopo alcuni EP indipendenti gli Everything Everything rappresentato forse l'ennesima proposta musicale inglese ultra pompata da NME, lanciata verso il successo e poi lasciata sfracellare contro i primi muri del disappunto generale. Se i The Drums si sono dimostrati una divertente distrazione estiva fatta di semplicità possiamo dire subito che gli EE non hanno niente a che fare con la surf band americana, ed insomma direi che bastavano i primi singoli a capirlo: MY KZ, UR BF e Schoolin' sono la giusta chiave di lettura della band di Manchester.
Sembra che il punto focale degli EE sia ricercare nuove vie di composizione, riempire un pezzo fino a colmarlo con voci e strumenti trasformando una semplice canzone pop in un qualcosa di diverso stupendo grazie a pezzi rapidi e ballad lente con il grande pregio di non essere mai scontate merito anche dei picchi altissimi raggiunti da Jonathan Everything. Man Alive è sicuramente un esordio interessantissimo, chiaro segno di demarcazione per far partire le aspettative future per la band di Manchester.


TOP5 Week' s Best Stuff #13

Fantastico pezzo tratto da Fortress secondo album della band indie/pop di phoenix.
Primo singolo estratto da Cloack and Cheaper nuovo lavoro della band canadese, impossibile smettere di ascoltarlo.
Come potevamo non infilarlo nella lista amiamo questo video ma ancor più il pezzo!
E direttamente da Big Echo ecco il nuovo singolo All Day Light accompagnato da un video davvero divertente.
E se i The Drums si mettessero a coverizzare gli Arcade Fire? TS ha la risposta!

The Expendables




C'è stato un tempo in cui i muscoli dominavano il cinema. Le sale si riempivano per seguire le gesta di Rocky Balboa, di John McClane e dei Terminator. Come spesso succede però i miti finiscono, invecchiano, si raggrinziscono e delle volte prendono steroidi per evitare la ripida discesa verso il declino; Sylvester Stallone pare essere uno di quei personaggi pieni di voglia, di fare cosa però? Dopo aver rianimato lo stallone italiano per il suo ultimo incontro ed aver fatto combattere la sua ultima guerra a Rambo Sly ha deciso di omaggiare quel cinema che l'ha reso famoso, quello della gente muscolosa insomma.
Parliamoci chiaro, The Expendables è questo, un grandissimo tributo al cinema d'azione degli anni 80, una grande festa a cui prendono parte (quasi) tutte le star di genere e che si prende la briga di invitare anche quelli che ne dovranno sorreggere il peso per i prossimi anni.
La trama è di quelle banali e che permettono un death counter alto a fine film: gli Expendables sono un gruppo di mercenari pieni di buoni intenti che si trovano coinvolti in una missione mortale così pericolosa da spaventare persino il nostro team di nerboruti eroi. Sovvertire un dittatore di un' isoletta messicana che tiene sotto il suo controllo dei poveri nullatenenti è di per se un clichè ma si poteva sicuramente fare di meglio, e Sly lo fa dandoci un malvagio ex agente della CIA corrotto , il sempre bravo Eric Roberts, vera minaccia per i nostri protagonisti e vero artefice della politica repressiva. Sotto i muscoli però batte un cuore e dopo dopo che il contatto della gang si è rivelato per quello che è, ossia una bella figliola, Barney (Sly chiamato così fa decisamente ridere) e soci decidono di partire alla volta dell' isola.
La festa si riempie quindi di situazioni tipiche: sparatorie, coltelli che volano accompagnati da corpi di poveri soldati, pugni e battute di dubbio gusto che non riescono a riportare gli invitati allo status di 20 anni fa ma che li rendono solo delle povere macchiette. Stallone dietro la macchina da presa è banale, forse c'è una sola intuizione da salvare, e non riesce a rendere memorabili nemmeno le scene d'azione che tanto dovrebbe avere nel sangue. La cosa peggiore però accade quando lo script impone l'umanizzazione dei personaggi con lacrime da coccodrillo e donazioni economiche prive di alcun senso, scelte che sembrano messe li per sottolineare ancora di più la banalizzazione dei protagonisti. Sarebbe stato bello trovarsi davanti ad un film capace di esaltarmi come fecero Die Hard e Terminator 2, ma purtroppo questi mercenari oltre ad essere "sacrificabili" sono anche molto trascurabili.