mercoledì 23 giugno 2010

17|06|10 FishNChips Live Experience w. Good Shoes/We Have Band/Holidays

Arriva il caldo e con lui l'irrefrenabile voglia di uscire di casa per poter combattere l'afa a suon di drink gelati e serate estive all' insegna del sano sport. A darci la possibilità di spezzare la monotonia ci pensa la FSNCPS Live Experience evento che negli ultimi anni è riuscito a portare nella capitale alcuni artisti interessanti; la sera del 17 Giugno non fa eccezione presentandoci una scaletta di tutto rispetto pensata ad hoc per staccare il sedere dal divano ed oltrepassare la porta di casa.

Sono più o meno le 22:30 quando iniziano a suonare gli Holidays, band di cui abbiamo spesso parlato e che non tradisce quanto di buono era stato messo in giro. Il quintetto targato KIY Records suona per circa 30 minuti riuscendo a coinvolgere un pubblico ancora freddo e in fase di assestamento, il merito va sicuramente ai ritmi travolgenti e in continua crescita qualitativa che potrebbero portare la band romana sotto la definizione Next Big Thing tanto cara ai colleghi d'oltremanica.

Da una promessa futura ad una forse mantenuta: salgono sul palco i We Have Band, terzetto dai suoni evocativi e dal gusto retrò che propone tutti i suoi pezzi estratti dal loro debut album WHB. Il momento che aspettavo di più però arriva dopo la mezzanotte, ed è precisamente quando i Good Shoes attaccano con The Way My Heart Beats (primo singolo estratto da No Hope, No Future). Rhys Jones e soci alternano pezzi lenti, caratteristici del secondo album a loro dire più riflessivo, con schitarrate scatenate e scatenanti che aizzano la folla contro la transenna. Manca il bis ma soprattutto mancano alcuni must del primo LP, Small Town Girl mi è rimasta di traverso per tutto il giorno seguente ma Rhys si è saputo far perdonare rispondendo a qualche domanda che pubblicheremo nei prossim giorni. Intanto sorbitevi questo ritratto della stanchezza.

Lei è troppo per me


Nella mitologia hollywoodiana tutto è possibile e uno dei miracoli più utilizzati e visti è quello del brutto anatroccolo che si fidanza con la bellezza mozzafiato di turno. Lei è troppo per me, raro caso di traduzione non storpiata, riprende fedelmente la formula citata in precedenza presentandosi come una commedia gradevole, poco volgare e in grado di attirare l'attenzione dello spettatore nel grande vuoto che sconvolge la programmazione nel periodo estivo. Kirk ( Jay Baruchel) non è mai stato capace di realizzare niente, nella scala del suo amico Wendell è un 5 e non sembra avere molte possibilità di migliorare quella che è senza dubbio una vita monotona e piatta. Ma si sa, il mondo del cinema sa sorprenderci nei modi più impensabili ed è così che Kirk incontra casualmente Molly ( Alice Eve ) troppo bella per lui, un 10 tondo per Wendell, ma stranamente interessata al protagonista sfigatello così impacciato da ritenersi inadatto al ruolo di partner, una convinzione che lo porterà a lasciarla e forse a perderla. Di commedie così se ne sono viste a centinaia, alcune funzionano e altre meno, per alcune vale la pena spendere il tempo della visione mentre per altre è una perdita di tempo anche vedere il trailer. "Lei è troppo per me" o "She's out of my league" è una via di mezzo , ottimo compagno per un pomeriggio piovoso da trascorrere in casa e pessimo partner economico per una serata in sala.


TOP5 Week's Best Stuff #10

Talking Stuff l'ha tirato fuori per voi da "Say It".
Dal loro EP di debutto "Memphis".

Direttamente dal nuovo album in uscita ad agosto.
Ecco il video per il nuovo singolo estratto dall' album "Five Ghosts"
Questa è la versione live perchè sul tubo ancora non c'è purtroppo ma è davvero un bel pezzo.

venerdì 11 giugno 2010

Detroit Social Club - Existence


Solito hype, solite delusioni. Di chi è la colpa?
Ascotando Existence la prima cosa che ti viene in mente è il vuoto.
E' un brutto segno dottore?
Non provo emozioni, mi sembra tutto così futile e trascurabile, undici tracce di nulla o di brutti omaggi ad altri gruppi.
La band di Newcastle delude, non riesce a dare nulla di nuovo ad una scena musicale in pieno fermento creativo.
Non credete che non abbia voglia di scrivere, semplicemente non c'è niente da scrivere.

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Gentlemen Broncos

Quanto vanno forte i film indipendenti. Lo sa bene Jared Hess che era balzato agli occhi della critica con Napoleon Dynamite e che due anni dopo era tornato con Nacho Libre per poter mettere nuovamente in discussione le sue discutibili qualità artistiche. Ci riprova adesso con Gentlemen Broncos, ci riprova con un film che vorrebbe far ridere e riflette, ci riprova con gli ingredienti che lo resero celebre sei anni fa, ma non ci riesce.
Benjamin è un aspirante scrittore, naturalmente come impone il genere è disadattato e si merita lunghe inquadrature in cui fissa punti fermi. Ma non sarebbe questo il problema, anzi il film parte anche abbastanza bene: Benji scrive una storia che viene presentata ad un concorso dove presenzia in qualità di giudice Ronald Chevalier (Jemaine Clement dei Flight of the Conchord), guru della letteratura fantascientifica e idolo del protagonista. Purtroppo però quest'ultimo si dimostrerà solo un ciarlatano dal momento che deciderà di copiare il testo di Benjamin per rimediare alla sua scarsa vena artistica. Il resto del film sono tanti avvenimenti più o meno casuali che ci portano al finale, scontato tra l'altro. L'idea di raccontare i libri dei protagonisti con delle sequenze girate è carina e Sam Rockwell come protagonista di entrambe potrebbe anche far scattare il sorriso, il kitsch che contorna il tutto però riesce ad essere irritante quanto basta per farti passare la voglia di vedere il film. Hess inoltre ripropone alcuni dei suoi "marchi di fabbrica", primo su tutti il cliche del personaggio alto e rincoglionito (passatemi il termine) irritante dopo soli due minuti di battute e con il baffo da motociclista eternamente in bella vista. Peccato per Michael Argarano, l'unico che riesce a risollevare la baracca ma che non può far guadagnare la sufficienza al film.




martedì 8 giugno 2010

The Drums-The Drums


Dai sù sto parlando con te lo sai...ma si proprio te...si si te, che cinque minuti fà hai sentito un motivetto nello spot della Peugeot 3008, ti è piaciuto e magari poi hai detto "ah che carina sta canzoncina! oh, mò me la scarico proprio!" ecco si sto parlando esattamente con te...pervafore vai via e lascia solo a leccare le proprie ferite chi ha atteso con trepidazione e amato alla follia l'EP "Summertime!", chi su "Let's Go Surfing" ci ballava la scorsa estate con le lacrime agli occhi e il cuore gonfio di gioia, chi ora la mattina accende la TV e si vede l' adorabile faccia da checca disadattata di Jonathan Pierce su MTV.
La musica è per tutti, sono d'accordo ma permettetemi di impuntarmi come un bambino capriccioso e di rifiutare, seppur continuando a ballare(se metti sù i drums non mi puoi fermare), questo omonimo album di debutto; mi sento come se un gruppo di bambini assatanati di Hits da ingurgitare mi avesse tolto il giocattolo dalle mani, lo avesse toccato per bene con le dita sporche e ora me lo stesse restituendo tutto lurido di sbrilluccichii commerciali e piccole toppe trendy-eighties, e la cosa che più mi fa arrabbiare è che forse tutta questa sporcizia c'è sempre stata nei The Drums, solo che nessuno se ne era mai accorto perché diciamocelo il fascino del "giocattolo" con i capelli strani, il sound new wave ma con l'aggiunta di un tocco da falò estivo e malinconico colpisce sempre e spesso lo fa anche prima che ci si possa accorgere dei veri contenuti di un prodotto.
Ora dovrei passare a descrivere l' album nei dettagli ma mi sentirei ripetitivo e farebbe male solo al mio orgoglio ammettere che i The Drums in fondo si confondono con il resto delle Band da spiaggia dei New Order che hanno invaso la scena indie contemporanea con l'unica differenza che essendo talmente di facile ascolto, The Drums, è riuscito ad arrivare anche al di fuori della scena indipendente.
No non è una recensione negativa, Talking Stuff se ne vuole fregare del parere della gente, vuole lasciar a tacere la razionalità, levarsi il cuore e vedere se poggiato vicino alle casse continua a ballare.

Zombieland


I film con gli zombie, quale oscura materia. Roba seria o un semplice tripudio di sangue? Romero è un genio o un povero idiota? Se questo articolo fosse stato scritto sei anni fa probabilmente starei gridando al miracolo invocando a gran voce il termine capolavoro, peccato che la pellicola americana sia stata battuta sul tempo da una britannica già citata su queste pagine, Shaun of the Death. Un film che all' epoca venne accolto da un tripudio di elogi, Romero lo definì "Una Bomba" e gli fecero eco gente come Quentin Tarantino e Peter Jackson donando al regista Edgar Wright il successo meritato; capirete bene quindi quanto questo stacco di sei anni sia importante. Facciamo un passo indietro e torniamo a Zombieland, opera prima di Ruben Fleischer e che si apre come il più classico zombie movie: apocalisse sulla Terra ormai infestata da non morti e manipolo di sopravvissuti che cerca di scampare al massacro. Così Columbus incontra Tallahassee che incontra Wichita e Little Rock, tutti con un unico obiettivo: raggiungere Pacific Playland, un parco giochi apparentemente sicuro e privo di mangia cervella. Un susseguirsi di situazioni comiche che scardinano il film dai binari solitamente percorsi dall' horror movie all'americana e che portano lo spettatore alla risata facendo guadagnare a questo film un posto d'onore nella lista delle pellicole uscite lo scorso anno. Per quanto riguarda un eventuale uscita in Italia le notizie sono molto confuse ed è proprio di pochi giorni la rimozione dalla lista dei film estivi, in America già si prepara il secondo episodio, questa volta in 3D, e noi non possiamo che aspettarlo con ansia.

TOP5 Week's Best Stuff #9

In occasione dell' uscita del nuovo album.
Nuovo video bomba per i Neon Indian girato in una casa per le bambole a dimensione d'uomo.
Per un pezzo geniale ci voleva un video geniale, magari creato da Nicos Livesey...
Che dire, prestate orecchio al singolo e se vi piace buttatevi sull' album uscito a fine maggio.
Dall' album "Serotonin" un 'altro singolo che ha fatto partire la testa a Talking Stuff

giovedì 3 giugno 2010

Interview: Danaè e il loro "Netbook Project"



Infondo non è affatto vero che in Italia accadono sempre le stesse cosè, ogni tanto qualcosa di nuovo nel sottosuolo esplode lasciando a noi, poveri abitanti dell' ordinaria superfice, piccole schegge di follia che si muovono, esplorano e si propagano talvolta contagiandoci.
E se ultimamente vi fosse capitato di esser stati aggiunti su Facebook da una certa "Danaè Net_book" l'avrete sicuramente constatato anche voi stessi.

I Danaè nascono come Band, sono frutto dell' incesto tra casualità e sperimentazione, la cantante Erique afferma di essere amata da Kate Moss e noi non possiamo far altro che crederle, tanta è la follia e lo stile di lei, della sua band e del progetto di comunicazione più geniale e strampalato del 2010 che hanno messo sù tutti quanti insieme.
Tastiera alla mano, Facebook sullo schermo ed ecco che un gruppo di ragazzi adorabilmente invadente si abbandona al fato entrando d' improvviso nelle bacheche di mezza Italia solo per raccorgliene le reazioni in un libro da presentare al MI AMI 2010 a Milano.
Tempo, curiosità e pura passione per ogni tipo di stimolo artistico e per la voglia e la libertà di espressione, ecco di cosa abbondano i Danaè ed ecco di cosa scarseggia gran parte dell' Italia.

Perciò non vi rimane che addentrarvi nel progetto attraverso questa piccola intervista e presentarvi belli svegli al MI AMI venerdì 4 e domenica 6 andando dritti dritti al banchetto dei Danaè, Talking Stuff assicura che non ve ne pentirete.


Ts - Ciao Ragazzi allora, Parlateci più dettagliatamente del progetto. Come è nata l'idea?

D - Questa idea è nata per caso, a dire il vero.
Abbiamo creato una pagina in facebook chiamata “Danaè Net_book” con l’intento di utilizzarla come “blocco per appunti virtuale” sul quale aggiungere nuovi contatti utili alla band o persone con le quali, a prima vista, potevamo sentire affinità.
Man mano che le richieste di amicizia venivano accettate Erique (la nostra cantante) passava sulle varie bacheche a lasciare delle tracce scritte come ringraziamento. Si trattava di frasi prese a caso da alcune nostre nuove canzoni. In particolare le frasi utilizzate sono state 3.
E’ stato sorprendente vedere che molte, moltissime persone hanno iniziato a commentare le nostre parole lanciate come frecce nell’aria senza la ricerca di alcun bersaglio. Sono stati i lettori a prenderle al volo e a rilanciarle.
Le risposte erano di tutti i generi: spiazzanti, originali, dubbiose, scocciate, gentili e, a volte, veri e propri sussurri poetici.
Sono state reazioni, intuizioni inconsapevoli che hanno spinto a dire qualcosa.
A condividere.
Partecipare.
Farsi sentire.
Diversi modi di prendere un messaggio. Diversi caratteri, stili e vite.
Questo gioco fatto di semplici parole si stava trasformando da solo in un vero e proprio esperimento sociale.
Le reazioni sono state cosi’ interessanti da spingerci a raccoglierle all’interno di un libro.

Ts - Complessivamente quindi da cosa sarà composto il libro?

D - Il libro conterra’ le frasi di risposta degli utenti di face book e qualcosa che possa parlare di loro e del loro modo di essere. Abbiamo deciso di dare dello spazio ad ognuno dove poter inserire piccoli racconti, poesie, disegni e fotografie.
Il materiale che ci sta arrivando è bellissimo. In giro c’e’ tanta gente che ha voglia di esprimersi e siamo lieti di contribuire alla diffusione di questa creativita’ con il nostro libro-esperimento.

Ts - La cosa più particolare che vi è accaduta durante l'esperimento di comunicazione?

D - Per esempio ci è capitato di esser stati coinvolti nell’intimita’ di vite private.
La frase “la tua bocca fa male. Lei mi uccidera’” scritta sulla bacheca di un ragazzo ha scatenato l’ira e la gelosia della sua fidanzata la quale ci ha contattati in privato riempiendoci di domande.
Il nostro messaggio ha provocato in lei il sentimento della RABBIA.
“Chi sei?”
“Voglio sapere se è stata la ragazza del gruppo a scrivere quella frase”
“Cosa mi sta nascondendo?”
E’ stato complicato spiegarle il motivo di quelle parole scritte al suo fidanzato. Questa è stata forse la reazione piu’ istintiva e violenta dell’esperimento. Da un inizio carico di gelosia si è passati ad una fase di “confidenza” nella quale lei, dopo avere compreso il senso del nostro gesto, si è aperta raccontandoci la sua paura di essere tradita.

Ts - Quali sono le vostre aspettative verso il pubblico?

D - A dire il vero, non ci siamo fatti grosse aspettative. La cosa non è nata per qualche ragione in particolare. Come ti dicevamo prima è nata per caso, complici i frequentatori di Facebook.
Naturalmente speriamo che il progetto possa piacere, incuriosire e stimolare cosi’ come sta succedendo a noi e a chi ha dato la propria disponibilita’ a pubblicare il proprio materiale all’interno del libro.

Ts - Perchè avete scelto proprio il MIAMI per presentare i frutti del vostro esperimento?

D - Scusateci se rispondiamo anche a questa domanda dicendo che anche in questo ci siamo affidati al caso.
Ma è davvero cosi’.
Avevamo intenzione di partecipare al MIAMI di quest’anno come “espositori” presentandoci con una bancarella, un gazebo, piccoli strumenti ed un amico video-artista per fare dei semplici esperimenti sonori e visivi senza alcuna pretesa. Ci piaceva l’idea che i passanti potessero fermarsi e, se incuriositi, assistere (in cuffia) a improvvisazioni come se fossero all’interno di una casa o di una piccola sala prove.
Un luogo dove incontrarsi insomma, un po’ come succede nel salotto facebookiano.
Da li’ l’idea di proporre il libro (un’anteprima in versione pdf dati i tempi ristretti) in quell’occasione è venuta in modo naturale.

Ts - Voi siete anche una band, raccontateci dei Danaè band e di cosa porterete musicalmente parlando al MIAMI

D - I Danaè fanno musica. Cos’altro dire… Abbiamo all’attivo un album autoprodotto e stiamo lavorando su nuovo materiale. Siamo affamati di nuovi stimoli e l’esperimento su social network fa parte di questa continua ricerca.
Stiamo affrontando una fase molto particolare dopo la recente uscita dal gruppo del nostro batterista che, se inizialmente puo’ avere un po’ destabilizzato la band, ora ha portato il progetto ad essere ancora piu’ curioso e stimolato nella ricerca di nuove sonorita’ attraverso l’ausilio di strumenti elettronici. Tutto questo ci ha aiutati a vivere la musica senza la paura di osare. Per questo parteciperemo al MIAMI. Faremo musica o rumore, senza prove…solo improvvisazione. Che venga bene o male poco importa.
Per noi l’importante è esternare la particolarita’ del momento che stiamo vivendo.



Con voi inauguriamo una domanda fissa che d' ora in poi faremo alla fine di ogni intervista.

Talking question: Se poteste far parlare qualcosa di inanimato a cosa dareste voce?

D - Noi daremmo voce agli specchi.
Se potessero parlare delle facce/espressioni che sono costretti a vedere, il mondo sarebbe meno triste!

www.myspace.com/danaesound
www.facebook.com/danae.netbook

Teenage Fanclub - Shadows


Si lo ammettiamo Talking Stuff segue soprattutto le nuove sonorità ma è consapevole anche del fatto che non sarebbe la stessa cosa oggi per le band indie pop-noise-summer-kiwi-juice-freak-lo-fi se non esistessero band come gli scozzesissimi Teenage Fanclub che sono all' attivo dal 90 e che hanno gettato, quindi, le fondamenta nel loro genere posizionandosi ai primi posti nelle classifiche del regno unito con gli album/gioielli Grand Prix e Songs from Northern Britain.
Prendiamo, almeno per il tempo di un post, distanza da artisti usa e getta e spendiamo due parole per il decimo lavoro sfornato da Norman Blake, Raymond McGinley, Gerard Love e Francis Macdonald che in questo nuovo album sembrano esplorare più che mai le stesse coste assolate frequentate dai BeachBoys ma senza scadere nella bassa definizione o nella psichedelia che regnano sovrane negli ultimi tempi. Suoni puliti, freschi come una passeggiata sulla sabbia, un pop sognante da prima storia d' amore, da primo appuntamento estivo, la leggerezza dei sentimenti semplici esaltata nella pezzo d'apertura Sometimes "I Don't Need To Believe in Anything" e "Baby Lee" che ci aveva già conquistato quando era uscita sul loro MySpace un pò di tempo fà.
E per il loro decimo album i Teenage Fanclub ci fanno anche una graditissima sorpresa inserendo una dolcissima e romantica ballata Piano, archi e voci senza alcuna traccia di chitarre.
Consapevoli del tempo che passa continuano a non deluderci portandosi dietro la stessa quantità di fan dei primi tempi e guadagnandone anche degli altri, qualcuno li accuserebbe di esser stati poco coraggiosi ma a noi piacciono così come sempre rassicuranti come una casa in affitto al mare che anche se frequentata da gente sempre diversa e a volte poco raccomandabile sai che rimarrà sempre tua.

mercoledì 2 giugno 2010

Interview: Everything Everything



Dopo essere passati sotto il radar di NME gli Everything Everything si preparano a salpare per i festival estivi. In uno dei loro rari momenti di relax la band di Manchester ha risposto ad alcune domande e curiosità.

Ts-Raccontateci qualcosa sulla genesi della band, come è nato il progetto?

Ee-Siamo nati a Manchester nel settembre del 2007 grazie all' enorme collezione di amici raccolta da Jonathan attraverso la scuola e l'università, solamente in un secondo momento si è unito al gruppo un chitarrista che, pur non essendo nostro amico, avevamo ammirato moltissimo. Volevamo da subito suonare qualcosa di eccitante e con dei suoni nuovi e che non fossero fini a se stessi.

Ts- Siete nati ben 3 anni fa quindi, cos'è cambiato da allora?

Ee-Innanzitutto come ti dicevo è cambiata la line-up.Abbiamo un nuovo chitarrista, Alex, che si è unito al gruppo otto indaffaratissimi mesi fa. Siamo contenti che per adesso le cose reggano; dobbiamo però imparare ancora a suonare insieme nel modo migliore, a migliorare le performance live e a creare il giusto interesse attorno al progetto.

Ts-Siete soddisfatti di questo successo, seppur un po' tardivo?

Ee-Assolutamente si, ma non vogliamo che sia una cosa passeggera; niente successi momentanei. La musica deve essere un qualcosa di spontaneo, priva di qualsiasi vincolo ed è così che vogliamo essere, liberi. Ora come ora c'è un sacco di attesa attorno a noi, ma siamo pronti per questa sfida.


Ts-Leggendo il vostro Myspace mi ha incuriosito parecchio la frase "Non ci siamo mai sentiti a nostro agio con la definizione indie". Come mai? Ammetto che sono il primo a ripudiare la catalogazione di cose e persone, ma questa frase mi ha attirato la mia attenzione.

Ee-In Inghiliterra un etichetta del genere non significa nulla. Insomma, il termine si porta dietro diverse caratteristiche, ma ha poco a che fare con la musica; è più inerente alla moda o ad un modo "cool" di vendere prodotti a studenti che vogliono acquistare qualcosa che faccia parte dell'idea finta e romantica del "glamourous indie rock n roll".

Ts-A cosa leghereste quindi il termine "indie"?

Ee-Indie veniva usato per indicare quelle band eccentriche, radicali e iconoclastiche che negli anni 80 svolgevano la loro carriera al di sotto dei radar, non vendevano molto e non si invischiavano con il gioco del mainstream, nonostante questo rimanevano gli idoli del loro fans. Negli anni 90, quando eravamo bambini, è tutto cambiato muovendosi verso la larga distribuzione, questo per gente come noi è stata una manna dal cielo; ma adesso, nel nuovo millennio, il termine indie viene usato in modo ignorante per indicare qualsiasi uomo bianco con una chitarra, è una strategia di marketing e non più una sotto cultura. Noi amiamo le band che possono essere catalogate come indie (The Smiths, Pavement etc.) tanto quando amiamo l'idea che originariamente era dietro tutto questo, adesso il termine è stato sporcato e confuso, per questo non vogliamo averne niente a che fare.

Sex and the City 2


Sex and the City 2 è brutto.
Se il primo episodio aveva stabilito un nuovo standard nel rapporto noia-bruttezza questo secondo avvento spazzerà via qualsiasi ricordo di quelle due ore passate in sala sostituendolo con uno ancora peggiore.
Il film è riassumibile in pochi ed essenziali punti:
-Carrie e Big,novelli sposi, cominciano a sentire addosso la pesantezza del matrimonio: lei vorrebbe indirizzare la coppia verso una vita di red carpet e feste private, mentre lui preferirebbe passare le sere sdraiato sul divano a vedere la tv, cosa del tutto sensata dato che l'unica persona che fa un lavoro reale che non si limiti a riversare le proprie frustrazioni su carta è il povero marito.
-Charlotte è gelosa della baby-sitter colpevole di avere un seno prosperoso e di non portare reggiseni così da eccitare sessualmente non solo il marito, ma anche uno dei due figli che, in una sequenza mozza fiato, si prodiga in un simil miss maglietta bagnata.
-Miranda, l'unica che forse lavora davvero, non riesce ad ambientarsi nel suo nuovo studio. Tutto qui, si nessuna battuta sarcastica. Miranda lavora.
-Samantha dall'altro dei suoi 52 anni si rifiuta di appendere il condom al chiodo e, alle prese con la menopausa, ci ammorba ricordandoci o quanto è figa o quanti ormoni prende per essere così figa.
Per necessità di copione campate in aria le quattro partono per gli Emirati Arabi decretando così la morte del film. Samantha che urla in una piazza-mercato "Io faccio sesso!!", Carrie che bacia il primo ex di turno (tutti ad Abu Dhabi eh!) e scene di confronto tra la situazione della donna in Europa e nel Medio Oriente che si risolvono in barzellette poco divertenti regalano attimi di tristezza e un leggero formicolio al cuore. Tranquilli però, siamo lontani dai fasti del primo film dove attacchi di diarrea improvvisi portavano il sorriso sul volto dello spettatore e lo shopping sembrava la spesa al discount; tralasciando quindi i circa 180 marchi accampati per tutto il film questo Sex and the City 2 è la prova di come un franchise morto non debba essere riesumato per nessun motivo, pena: la morte del buon gusto.

The Black Keys - Brothers


Ci sono quelle band che ottengono tutto e subito, producono il primo album-bomba ma tracciano immediatamente i propri limiti, i Black Keys sono qui per dire basta a queste band loro hanno fatto un' intero percorso cullandosi tra side-project e album solisti hanno fatto proprie tantissime sonorità che abbiamo sentito svilupparsi all' interno di questi cinque album ed ora siamo qui ad ascoltare la loro sesta opera e siamo più sorpresi che mai.
Brothers, il nuovo lavoro di Dan Auerbach e Patrick Carney viene direttamente dalle viscere nere dei due, l' ingrediente base è quello di sempre un Blues che graffia con disperata dolcezza, questo però si incastra perfettamente con il funk-saltarello, che dona ritmo e scorrevolezza all' album, e con il soul che bagna il tutto con una cascata di lacrime acide che scivolano lentamente sui sixsties.
Le saghe prima o poi finiscono ma con i Black Keys non vediamo nessun punto di arrivo le capacità sono tantissime e i progressi che fanno lungo il loro cammino musicale sono sempre migliori, quindi dopo averci viziato in tal modo non possiamo che aspettarci un settimo album ancora migliore dell'ultimo.
Tighten Up vince il premio come pezzo più trascinante dell' album, ha letteralmente stregato Talking Stuff e non solo.


TOP5 Week's Best Stuff #8

Manca poco all'uscita dell'album, intanto la band copertina di NME ci delizia con un nuovo singolo.
Ecco il secondo singolo del nuovo album "Total Life Forever" accompagnato da un video dai toni vividi unti e massicci.
Talking Stuff li ama alla follia ed è rimasto pienamente soddisfatto del video.
Ad accompagnare il pezzo un video perfetto per la stagione a cui andiamo incontro.
Video psichedelico per i ragazzi del club della cappella.