giovedì 29 aprile 2010

The Young Friends - Hella


Siamo quasi giunti a maggio, il caldo incombe sulle nostre teste e lascia spiacevoli aloni sotto le nostre t-shirts, come rendere meno faticoso il processo di transizione tra le piogge torrenziali della precedente stagione e il caldo africano di quella che verrà? Acqua, frutta e The Young Friends. Questi 4 giovani di Phoenix l'estate ce l'hanno nel sangue come testimonia la loro genesi risalente ad un road-trip intrapreso da Andrew McKnee e Brant Stunts verso le spiagge di San Diego; un viaggio ispiratore che ha dato il via a tutto. I suoni di Hella riecheggiano come su una spiaggia deserta, quel bagno al tramonto e quella corsa sul bagnoasciuga che riempie le giornate passate al mare; poi si prende la macchina e si fischietta un motivetto tanto stupido quanto catchy e immediato. Sembrano i fratelli minori dei The Drums, e infatti sono proprio loro a patrocinarli e con loro condividono anche un etichetta discografica, la Holiday Records. Sempre di vacanze si parla insomma, volenti o nolenti ci siamo dentro, ringraziamo Hella che nella sua semplicità è riuscito a convincere anche un amante della montagna come me.
E solo per i più curiosi l'intero album in streaming per gentile concessione della band. Godetevelo!
http://www.moodgadget.com/theyoungfriends/

martedì 27 aprile 2010

TOP5 Week's Best Stuff #4

Video da panico per il nuovo estratto dal prossimo lavoro di M.I.A.
Jack White ha sicuramente molto tempo libero.
Un ospite d'onore per il pezzo che anticipa il prossimo "We were Exploding Anyway"
Penso non servano presentazioni, i MJ sono tornati!
Cominciamo a conoscere uno dei nuovi pupilli di NME.

Kate Nash - My Best Friend is You



Good girls gone bad, come parlare di Kate Nash partendo da Rihanna.
Chi ricorda il video di Pumpkin Soup? Alzate le mani. Perfetto, dimenticatelo.
Se la Kate Nash dell'esordio era una ragazza tranquilla e buona che canticchiava melodie a ritmo di piano e voce quella di My Best Friend is You è aggressiva e decisa a farci capire cosa vuole. Partiamo dall' inizio però e diciamo che questo album non è una svolta totale, non aspettatevi un cambio radicale con l'abbandono delle melodie giocose di Made of Brick in favore di influenze coniugali da parte del compagno Ryan Jarman, quello dei Cribs si, che qui presta il proprio produttore Bernard Butler e quale idea sui giri della chitarra.
Kate fa le cose per bene, lei tiene molto a noi e ci accoglie a braccia aperte con un opening track come Paris, punto d'incontro tra le due filosofie musicali della donzella londinese; il vecchio si presenta poi in Do Wah Do, pezzo che è già nel mio cuore, e viaggia verso nuove sonorità definite dalla cantante molto vicine alla Motown e alle sue stars come Diana Ross e le Supremes. Sarò un nostalgico ma questo album mi ha fatto un po' rimpiangere le atmosfere di vecchia data; non ci vuole però molto a promuovere questo LP come un sensibile passo in avanti, la voglia di far vedere come si cresce e come si si sbarazza dell'appellativo di bambina.


Harry Brown



Michael Caine vs Hoodies Generation.
Chiarirò subito il dubbio per chi non conosce il significato della parola hoodies, capo d'abbigliamento, le felpe con il cappuccio, usate in questo film come simbolo dei cattivi ragazzi della periferia inglese. Ora invece passiamo all'interrogativo che si pone il film, Harry Brown appunto. Può un pensionato diventare un vigilante notturno con manie omicide vicine a quelle di Saw? Sembrerebbe di si, Harry Brown c'è riuscito, sarà quel senso di incompiutezza che deve averlo colto dopo la morte del suo migliore amico Leonard, ucciso a calci e pugni da un gruppetto di teppisti locali. Una sete di vendetta che lo spingerà fino alle radici della gang colpevole dell'omicidio del suo amico, portandolo a rischiare la sua stessa vita, anche a causa di enfisema.
Non nascondo che la trama di questo film di produzione inglese sia scontata e intuibile dopo una manciata di minuti, ciò che invece merita un applauso è sicuramente l'interpretazione di Michael Caine che riesce a fare suo un ruolo basato sulla fisicità trasformandolo in un personaggio emotivo, palese come Gary Young si affidi in gran parte a lui optando per lunghi primi piani sulle espressioni di un Harry Brown distrutto. Solito plauso alla regia e alla fotografica, impeccabili come ogni film d'oltremanica e con intuizioni senza dubbio degne di nota. Difficilmente questo film arriverà in Italia, magari in home-video, merita sicuramente una visione, soprattutto alla luce della crisi del cinema d'azione moderno.
P.S. Per i fan di Skins c'è una piccola curiosità: uno dei teppisti barbaramente uccisi dal nostro amico Harry è interpretato da Jack O'Conell, il Cook della seconda generazione.

mercoledì 21 aprile 2010

Interview: Jason Faries from Neon Indian



Nella lista delle band che nello scorso anno sono riuscite a lasciare un segno c'è sicuramente, magari sottolineato e cerchiato con dei cuoricini, il nome Neon Indian. La band capitanata dall' instancabile Alan Palomo è riuscita a smuovere perfino il gigante patriarca della musica chiamato Pitchfork, destando la sua attenzione e guadagnandosi oltre che un altisonante 8.6 anche l'inserimento di alcuni brani estratti da Psychic Chasms nella loro classifica personale. Poco prima della partenza per alcune date pre-estive siamo riusciti a raggiungere tramite mail il batterista Jason Faries, disponibilissimo a rispondere ad alcune curiosità da fan.

TS-Ciao Jason. La prima volta che ho sentito un vostro pezzo ho subito pensato a uno di quei videogame degli anni '80, dove le colonne sonore erano fatte di canzoncine monofoniche. Mi sbaglio?

JF-No anzi, si può dire che è una delle nostre influenze. Io ed Alan spesso passiamo il tempo seduti nel nostro tour van giocando un po' a titoli come Megaman o Contra.

TS-Com'è nata l'amicizia con Alan e il successivo progetto Neon Indian?

JF-Incontrai Alan grazie ad una ragazza, lui stava cercando un posto in cui trasferirsi e destino volle che avevo una stanza libera, così si trasferì da me. Il resto è storia. Alan cominciò poi a scrivere pezzi per i Neon Indian e in un secondo momento volle suonare dal vivo insieme a una band. Così imparammo i pezzi e partimmo. Da quel momento fu un tour non-stop.

TS- Come avete registrato l'album?

JF-Fu Alan a registrare tutto quanto nel suo studio-appartamento. Il mio unico apporto fu quello di andare li e dire come la pensavo, fu un "Cazzo si! E' grandioso amico!". Durante il periodo in cui lavorava mi mandava alcuni pezzi delle canzoni. Vedere l'intero processo di registrazione è stato veramente eccitante!

TS-Ti saresti mai aspettato un successo del genere? Un 8.6 da Pitchfork non è una cosa che succede tutti i giorni, tendono a risparmiare un po'..

JF- Onestamente quando Alan mi mandò la versione completa di Psychic Chasms fui trasportato dai suoni che aveva creato. Non avevo mai pensato a quanto tutto ciò sarebbe diventato grande ed è tuttora una gran bella sorpresa. Ancora adesso siamo sempre molto umili riguardo a quello che ci è successo. L'intera band rimase molto molto sorpresa quando lesse quella recensione! Penso che siamo molte le band ad incrociare le dita per avere il loro album recensito da Pitchfork, soprattutto perchè devono avere un gran seguito di lettori.

TS-Ultima domanda: attualmente stai lavorando a qualcosa di nuovo?

JF- Certo! Tra i Neon Indian e il nostro altro progetto VEGA siamo sempre al lavoro su qualcosa.

Ringraziamo Jason per la disponibilità, e nel frattempo ci sentiamo un nuovo pezzo dei Neon Indian, Sleep Paralysist.

Kick-Ass



Dave Lizewski ha realizzato il mio sogno.
Si lo ammetto, ho sempre desiderato essere un supereroe. Insomma chi non ha mai fantasticato sul volteggiare tra i grattacieli di NY o lo svolazzare per i cieli di Gotham City? Sarebbe bello, e dico sarebbe perchè mi sembra ovvio che nessuno sopravviverebbe al morso di un ragno radioattivo o ad una giornata da vigilante vestito da pipistrello; sicuri?
Dave è uno loser come tanti, insieme ai suoi amici passa le giornate al negozio di fumetti leggendo le ultime imprese di Spider-Man e sognando momenti impossibili con le ragazze più carine della scuola. E se decidesse di diventare un super-eroe mascherato? La tradizione impone un motivo valido però, Peter Parker perse lo zio per mano di un rapinatore e Bruce Wayne vide i suoi genitori morire durante una rapina; la mamma di Dave invece se n'è andata per colpa di un aneurisma, nessuna vendetta da riscuotere insomma.
Quindi vediamo: un ragazzo normalissimo, nessuna sete di giustizia e soprattutto nessun potere. Direi che ci siamo, è il momento di comprare la nostra calzamaglia su eBay, naturalmente verde e attillata, non a caso Green Condom è stato il primo nome affibiatogli da uno dei tanti teppistelli che girano per New York, lo stesso che l'ha ridotto in fin di vita dopo esser stato sfidato dal nostro giustiziere. Ahime non è così facile portare l'ordine per le strade in una metropoli infestata da criminali e gestita dal potentissimo boss Frank D'Amico, padre di un figlio ricco ma privo d'affetto che è disposto a tutto pur di emulare le imprese paterne una tra tante quella di far fuori i vigilantes che mietono vittime e caduti tra le file dell' organizzazione. Kick-Ass, Hit Girl e Big Daddy i 3 riflessi della cultura pop che a partire dagli anni '90 ha fatto sognare milioni di adolescenti: combattere il crimine, avere la gloria e le donne. Purtroppo però questa non è la carta stampata ma solo la dura realtà.
Come potete ben immaginare però è proprio questo il punto forte della pellicola tratta dalla serie omonima scritta da Mark Millar (Wanted) e disegnata da John Romita Jr. (probabilmente il migliore disegnatore Marvel dai tempi del padre e Dikto); in cabina di regia c'è l' indie violento Matthew Vaughn, regista famoso per la sua indole poco amichevole verso le major e che per realizzare questo Kick-Ass ha fatto tutto da se.
Il sogno diventa realtà quindi, e lo fa con accenni alla vita di ogni adolescente moderno a partire dal solito problema di cuore alla moda di MySpace, il nostro eroe se ne crea uno per comunicare con i suoi fan. La violenza è decisamente esplicita, vedere una ragazzina di 11 anni ridurre quasi ad un moncherino un povero malcapitato reo di aver provato a spararle è decisamente pesante, il visto VM lo testimonia in pieno questo però non impedisce al film di diventare uno dei migliori prodotti, non solo della scena supereroistica, ma anche dell' anno. Nerdgasm.


lunedì 19 aprile 2010

Where Do You Have Breakfast? #1


Talking Stuff vi porta a fare colazione in giro per il mondo.
 









Chi è che non ha mai sognato di svegliarsi una mattina in un'appartamento di Parigi che si affaccia sulla torre Eiffel e di fare colazione con un tipico croissant? o di vivere nel centro di Londra e scendere giu in Victoria Street per bere qualcosa da Starbucks? ecco noi abbiamo deciso di scherzarci un pò sù (esasperando il tutto come nostro solito) e di proporvi
     le prime due t-shirt di una serie che
racchiuderà nel cibo da colazione l'atmosfera delle città più belle.

Harlem - Hippies


Immaginate una festa devastante, di quelle che ti guardi intorno e tutto quello che vedi non è altro che gente scafata e ubriaca che si ammassa sui divani, sul pavimento o sulla lavatrice in una casa che magari non avete neanche mai visto, di quelle feste che torni a casa il giorno dopo se tutto va bene. Ora invece immaginatene una dove ci sono persone fighissime, super patinate, ragazze con stracci lucidissimi e la pelle cadaverica e ragazzi con i pantaloni cosi stretti sul cavallo che se lo fossero un pò di più...beh quei ragazzi non potrebbero più avere figli, di quelle feste dove ci si atteggia un pò e si parla di qualsiasi argomento sia indipendente e dia un' aria da intellettuale; ecco adesso mettete insieme i due tipi di festa, e la colonna sonora di ciò che ne viene fuori è "Hippies" il secondo album degli Harlem.
Il trio Texano si ripulisce sbatte in copertina una foto trash/modaiola e dentro ci infila un disco con ben 16 pezzi freschi freschi di garage dove si alternano momenti di chitarre sixteen lercie ed acide a momenti di più fresco divertimento catchypop con tanto di doppievoci (rigorosamente imprecise) e con riff che ti sgomitano in testa e ti fanno improvvisamente cominciare ad agitare.
Un album divertente, forse non innovativo ma che ti prende da subito e non risulta mai pesante.
Da tenere pronto, quindi, per il prossimo party!


TOP5 Week's Best Stuff #3

Primo singolo estratto da "Pigeons" in uscita ad Agosto. Si può iniziare meglio di così?
Nuovo pezzo per i Crystal che dopo il boom del primo album non sembrano ancora stanchi e tornano più urlanti, sporchi e distorti che mai.
Dopo gli Hot Chip, la scorsa settimana, vi regaliamo un altra cover ma stavolta c'è il cantante dei Sigur Ròs al microfono.
Dal nuovo album "This is Happening" abbiamo rubato il first track,un mix di percussioni elettroniche e cori che esplodono solo dopo i tre minuti.
Ci piace davvero tanto questo pezzo che è in giro già da un paio di settimane e preannuncia un ottimo disco.

Simon Konianski


C'è una domanda che alcuni si pongono: Micha Wald ci fa o ci è?
Il giovane regista dopo aver realizzato il corto "Alice et Moi"(2004) sviluppa la trama in cui rivendicava la fine della sua storia d'amore per tornare sugli schermi con "Simon Konianski" commedia agrodolce e semi-autobiografica dove il regista mette in risalto la cultura Yiddish e i contrasti generazionali tra i giovani atei e razionali e gli anziani religiosi e tradizionalisti, segnati dall'olocausto che insieme alla questione israelo-palestinese rappresenta un argomento ancora un pò tabù sul quale Wald, però, riesce ad ironizzare con quell' ingenuità e quella nonchalance che ci fanno tornare alla domanda iniziale "Micha Wald ci fa o ci è?" cioè, sapeva che le questioni che stava trattando avrebbero dovuto esser prese con i guanti e che una volta inserite nel film avrebbero distolto l'attenzione dal resto o lui è andato dritto per la sua strada raccontando pezzi di vita vissuta e poi se ci fosse rientrato qualche argomento un pò più importante, pazienza tutto fa brodo? La risposta a noi è abbastanza chiara, nel film c'è una sana volontà di scandalizzare un pò il pubblico improntando le gag su particolari temi che la gente non si aspetta vengano trattati in un film comico ma questo è tipico di Woody Allen e quindi nonostante la commedia sia davvero divertente, a tratti, il ragazzo arriva con qualche anno di ritardo ma a fare da contrappeso a tutto questo ci sono dei personaggi irresistibili definiti in maniera impeccabile, si passa dal trentenne nevrotico che infondo ha un animo gentile ai vecchi zii strampalati che con le loro manie ed i loro aneddoti riescono ogni volta a strappare un sorriso.
La trama, come in ogni road-movie che si rispetti, ruota intorno ad uno sgangherato viaggio di scoperta spirituale che il protagonista intraprende insieme ai parenti.

So cosa state aspettando ma se volete sapere quale film è molto simile a Simon Konianski fatevi un giro sui siti di cinema, non ne abbiamo trovato uno che non riporti lo stesso nome, forse noi siamo i primi a non dirvelo.

Vita Mondana del fine settimana.

Come vivere la settimana romana con una lista di serate selezionate.
Partiamo subito con domani quando la crew di FCVG si ritroverà alla Tea Room per rendere onore al proprio acronimo; ad allietare la serata ci saranno Sofa King e Ruzz and Starz.
TEA ROOM || F.C.V.G. crew dj set || + Mijn Schatje
Giovedì 22 saranno in scena al Circolo degli Artisti due gruppi pupillo della Domino Recocords: Archie Bronson Outfit e To Rococo Rot.Archie Bronson Outfit e To Rococo Rot
Con forza stoica preparatevi poi ad un weekend fisicamente distruttivo che inizierà venerdì 23 con la serata No Future al GOA, ospiti d'onore i Crookers.
No Future Party w. Crookers
Il giorno dopo tocca ai veterani Turin Brakes che saranno al Circolo degli Artisti per un tuffo nel passato e un assaggio del futuro.
Turin Brakekes @ Circolo degli Artisti/
La domenica ci si riposa invece. La scelta ricade sulla sempre pelosa posse e sul Micca Market.
Barba Posse - Micca Market

Ci risentiamo la prossima settimana per un nuovo piano aziendale.

sabato 17 aprile 2010

The Radio Dept.-Clinging To a Scheme


"Ritenta, sarai più fortunato." No, Talking Stuff non è diventato un sito di Poker on-line ma stiamo parlando dei The Radio Dept. che di fortuna ne hanno avuta eccome, però non si tratta solo di quella, "Clinging To A Scheme" è un album con il quale la band ci ricorda che chiunque abbia messo su un disco della portata di "Lesser Matters" (2003) potrà anche cadere lungo la strada ("Pet Grief" 2006) e magari perdere un pò di originalità, ma se continuerà a fare della sincerità musicale il proprio punto di forza prima o poi si rialzerà e lo farà in grande stile.
E' così che questo gruppo di svedesi ci mette ancora una volta di fronte a 10 pezzi che, sulla strada del dream pop che contraddistingue la band da sempre, abbandonano le affascinanti psichedelie di una volta per rifugiarsi in un' introspezione nuova che sanno elegantemente sporcare di suoni più elettronici alternati a chitarre che evocano atmosfere un pò estive, il tutto accompagnato dalla voce unica ed inconfondibile di Johan Duncanson.
Il pezzo più riuscito è sicuramente "Heaven's On Fire" dove la band sfoggia un' irresistibile pop, mentre quello che ci ha toccato il cuore è "You Stopped Making Sense" dolce chiusura di un album in cui si respira la classe che appartiene solo a chi di certi suoni ne è stato un pò il pioniere.

giovedì 15 aprile 2010

The Morning Benders - Big Echo


Se mi trovassi costretto ad associare una parola ai The Morning Benders direi gavetta. Cavolo se ne ha fatta la band originaria di Berkley, tanta quanta la strada percorsa dai fratelli Chris e Jon Chu insieme a Julian Harmon e Tim Or. Se nel 2008 l'album Talking Through Tin Cans passa un po' in sordina pur ricevendo qualche ottima recensione su riviste minori e un riconoscimento come "Best Indie/Alternative Album" da parte di iTunes la colpa è da ricercare nella poca visibilità del gruppo; un etichetta come la +1 Records non sembra garantire al quartetto americano la visibilità che merita e saranno diversi tour come spalla di nomi di rilievo, MGMT Death Cab for Cutie Kooks e Grizzly Bear, e una fortunata collaborazione con la Rough Trade a portare le attenzioni meritate alla band. Nel 2010 Big Echo, il nostro album, quello che riviste come Pitchfork hanno esaltato con voti rasenti al 10 e commenti entusiasti; li vale? La mia risposta è "Si, ma..". Si, ma non è un album per tutti perchè ci sarà sicuramente qualcuno dall'orecchio diverso che non riuscirà ad apprezzare questo gioiellino che si incastra in maniera geometrica tra la semplicità dell'indie-pop e la ricchezza di sfaccettature delle composizioni più ardite. Big Echo è come quel tipo di amico che si finge affezionato a te ma che in alcuni momenti ti lascia basito per alcuni gesti o comportamenti, che ti fa riflettere se era tutto vero e se ci prendeva solamente in giro. E si sa che a noi piacere farci illusioni no?
Da avere.



Focus on: Logorama


Spesso dimenticati o accantonati, i corti sono stati il trampolino di lancio di moltissimi registi di spessore i quali prima di diventare famosi hanno impegnato le proprie arti in piccoli film o video clip. Non c'è quindi da sorprendersi se è da più di trenta anni che l'Academy riserva un riconoscimento particolare a questa categoria dividendo i lavori tra pellicole in live action e animate. A ricevere questo premio durante l'ultima edizione è stato il francese Logorama, ed è proprio di questo piccolo capolavoro che parleremo in questo modesto speciale dedicato.
Ma cos'è Logorama? E' un corto di 17 minuti realizzato dalla H5 e partorito dalle menti di François Alaux, Hervé de Crécy e Ludovic Houplain; pur raccontando una storia "comune" come la fuga di un fuggitivo e il relativo inseguimento lo fa inserendo nel montato la bellezza 2500 tra loghi e mascots appartenenti a compagnie di tutto il mondo costruendo l'intera architettura cittadina e dando vita a personaggi improbabili. E' quindi chiaro di come la storia sia solo un pretesto non solo per mostrarci l'abilità degli autori nel ricreare un intera città fatta di simboli più o meno famosi, ma anche per lanciare un messaggio forte contro l'automatismo dell' acquisto che ha ormai contagiato tutti, incluso il sottoscritto. Che sia veramente questo il suo scopo? Per esserne certi abbiamo fatto qualche domanda a Hervé de Crécy, uno dei 3 autori.

TS-Grazie per averci concesso questa opportunità; puoi dirci com'è nata l'idea di Logorama?

HdC-In molti dei nostri vecchi lavori, videoclip musicali o copertine di alcuni cd, abbiamo utilizzato la tecnica della derivazione, ossia prendere un linguaggio visivo già esistente e dargli un significato completamente diverso. E' quello che abbiamo fatto con il video dei Röyksopp utilizzando delle grafica esplicative, o in un video dei Massive Attack con alcune foto prese da Getty (ndr. Getty è un sito che fornisce gratuitamente stock di immagini). Ma è stato durante la lavorazione del videoclip The Child (diretto da Antoine Bardou-Jaquet per H5, 1999) che abbiamo capito come era possibile costruire un intero universo e raccontare un storia usando solamente segni grafici. Quando nel 2002 Dhani Harrison ci chiese di pensare ad un video per una canzone di suo padre George, contenuta nel tribute album Brainwashed uscito dopo la sua morte, ci venne l'idea di scrivere un film di 3 minuti che raccontasse la storia di George Harrison, rimanendo fedeli allo stile di Yellow Submarine e costruendo un mondo di loghi di marche realmente esistenti. Purtroppo però a causa di problemi di copyright non se ne fece più nulla, ma l'idea era li.

TS-Ciò che mi ha colpito è stato come Logorama sia si immediato nel significato ma allo stesso tempo lasci molta libera interpretazione allo spettatore, concordi?

HdC-Volevamo mostrare il mondo per quello che è. Ogni persona ha visto una cosa diversa in Logorama, e noi siamo felici di lasciare la porta aperta a nuove interpretazioni. Abbiamo anche ricevuto una lettera dal presidente Sarkozy nella quale diceva di come il film gli avesse ricordato la tristezza evocata dalla zone esenti dalle tasse che si trovano fuori dalle città francesi. Il nostro primo obiettivo era quello di utilizzare dei simboli e dei marchi dal significato forte in modo da fargli dire tutto quello che inizialmente non dicevano; questo perchè solitamente un logo serve a comunicare la particolarità di un prodotto, dato che il suo scopo finale è venderlo.
Nelle società che vengono assoggettate dal potere della religione o delle dittature le persone non realizzano che dietro alla facce sorridenti dei loghi che vedono ogni giorno c'è un altra realtà; non c'è nessuna critica del mondo in Logorama, è semplicemente la realtà dei fatti. Anche se naturalmente l'idea di base era quella di mostrare quanto può essere potente la comunicazione, come può essere in grado di vendere dell'olio per motore utilizzando un semplice fiore. Abbiamo voluto usare proprio questo piccolo trucco, ma non per raccontare una storia allegra e sorridente.
Abbiamo trattato quei simboli in quanto eredità culturale universale, parte del nostro inquinamento visivo che ci segue da quando siamo nati. Come puoi criticare chi ti nutre? Insomma avrai capito come Logorama era anche un modo per non diventare schizofrenici.

TS-Quanto avete dovuto lavorare su un progetto di tale portata?

HdC-Decisamente molto!

TS-Una curiosità personale: come vi siete comportati per i loghi? Avete dovuto pagare dei diritti o cosa?

HdC-In realtà non abbiamo chiesto nessun permesso. Riguardo alla reazione delle case citate, prima degli Oscar abbiamo ricevuto solo un paio di email. La prima proveniva dal PR di Cash Converter, accadde prima di Cannes e quindi ancora non aveva visto il lavoro completato; ricordo che ci disse di aver trovato una foto del film in cui compariva il logo della sua compagnia collocato in una idealizzata Santa Monica Blvd. Non ci crederai ma aveva scritto una lettera di ringraziamento specificando che la posizione scelta coincideva perfettamente con il loro nuovo approccio economico, ossia aprire nuove attività nel centro città. La seconda ci era stata inviata dall' addetto alle pubbliche relazioni dello zoo di Los Angeles, Jason Jacobs: "Onestamente, se mi fosse stata richiesta l'autorizzazione ad utilizzare il nostro logo sapendo di cosa trattava questo progetto avrei detto di no. Tuttavia ho apprezzato molto l'aver voluto inseriew un messaggio sul modo in cui zoo aiuta gli animali ." Dopo la cerimonia abbiamo ricevuto moltissime mail nelle quali le case ci chiedevano per quale motivo la scelta fosse caduta su di loro e non su altri...insomma per ora nessun problema.

TS-Visto che siamo in chiusura, un commento sulla vittoria agli Oscar?

HdC-Semplicemente pazzesco. Ma nonostante ciò dobbiamo ancora portare fuori la spazzatura e cambiare i nostri bambini...

TS-Ultima domanda, progetti per il futuro?

HdC-Io e Francois (abbiamo lasciato H5 lo scorso settembre) stiamo lavorando su un film di 25 minuti ispirato ad un videogame di guerra, il tutto in live action.

TS-Grazie mille e buona fortuna!

HdC-Grazie a te.

Insomma spero che questo sia bastato a suscitare un po' di curiosità, e per soddisfarla vi facciamo vedere tutti i 17 minuti di Logorama.


Logorama from Marc Altshuler - Human Music on Vimeo.

martedì 13 aprile 2010

L'uomo nell' ombra - The Ghost Writer


Quanto è difficile fare il ghostwriter.
Lo sa bene Ewan McGregor che nella nuova pellicola diretta da Roman Polansky impersona uno scrittore incaricato di scrivere la biografia dell' ex Primo Ministro inglese, un impettito ma efficacissimo Pierce Brosnan, al centro di uno scandalo che lo vede coinvolto in prima persona per crimini contro l'umanità.
Se da una parte il regista premio Oscar perde alcuni suoi tratti tipici come la fotografia, ne guadagna, anzi assorbe, altri in tema con la trama. La puntualizzazione è d'obbligo, assorbe perchè nel tracciare le sorti del ghostwriter Polansky guarda verso alcuni temi cari a Hitchcock in film come La finestra sul cortile, pellicola anche essa collocabile in un periodo "americano". Se per il regista inglese fu la fama a portarlo nel nuovo continente per Polansky è stata forse la voglia di riprendersi da quello che personalmente considero un fallimento, Oliver Twist. I difetti ci sono, dovrò anche giustificare queste tre pietruzze, e sono da ricercare in alcune interpretazioni stonate, Kim Catrall torna in SatC, e in qualche personaggio trattato in maniera superficiale. Alla domanda se il risultato sia positivo o meno rispondo con un sincero si, a quella su un ritorno qualitativo alle origini dico no comment.

M.I.T. Il Resoconto



Che sia per il "TVB" sulla maglietta kitsch del cantante dei Very Best, per Soap&Skin che prende a cazzotti il piano, o per la pressante fila intrapresa per una briciola di pane a 4 euro non sarà affatto facile scordarci del M.I.T. 2010; l'evento che ha trasformato l'auditorium in qualcosa di mai visto (quantomeno a Roma). Un insieme di sonorità nelle quali non importava dove ci si trovasse o in qualunque punto dell' enorme complesso si fosse dato che era impossibile non rimanere intrappolati nella musica (cesso compreso!). Camminando per le foyer si poteva passare da Daedelus, che nonostante l'abbigliamento serioso ha spaccato i culi agli ermellini, ai
Junior Boys che hanno tradito un pò le aspettative, e poi Plaid, Dorian Concept, Tim Exile che balla, Dam Funk che gioca con i vinili. Inciampando tra una bottiglia d'acqua e l'altra ci si ritrova nel bel mezzo di un live dei Wild Beasts, potenti e puliti così da non tradire il loro nome, per poi sedersi e rilassarsi un pò a suon di piano con Alessandra Celletti e due secondi dopo agitarsi con le grida di Soap&Skin.
 Ad assistere a tutto questo è accorso un pubblico vastissimo che variava da famiglie con bambini a coppie di punkabbestia con i pantaloni evidenziatore; un mix festival a tutti gli effetti che speriamo solo possa ripetersi anche l'anno prossimo con la stessa qualità e magari un pò di pioggia in meno.

MGMT - Congratulation


Alla fine ci sono riusciti. Goldwasser e VanWyngarden hanno spiazzato tutti, prendendo a calci quei critici che all' epoca di Oracular Spectacular avevano apostrofato l'album e la band come prodotti pop confezionati appositamente per un tipo di ascolto immediato. Ci avevano avvisato dicendoci che questa volta avrebbero provato il colpaccio, cercando di mostrare le loro abilità di scrittori e compositori, ricercando qualcosa di decisamente più personale e complesso. Odiarli è lecito questo sia chiaro, ma bisogna ammettere che il passo in avanti c'è e che i suoni plastificati dell'esordio si sono trasformati in giri di chitarra semplici ma efficaci, in intrecci vocali piatti ma mai noiosi e in piccole perle dal sapore retrò e dall' efficacia permanente. Se dovessi trovare un difetto probabilmente lo cercherei in quel singolo, Flash Delirium, che tanto ci aveva confuso nelle settimane precedenti all'uscita dell' album; mettetevi il cuore in pace dato che quel pezzo non ha nulla a che fare con i restanti 8, decisamente meritevoli di una promozione a ottimi voti. Che ci si attendesse molto da questo Congratulation era scontato, a non esserlo era forse il risultato finale che ci conferma come gli MGMT siano tutt'altro che un fuoco di paglia o l'ennesimo nome da compilation o da djset. Gli enfant prodige dell' indie americano sono diventati grandi confermandoci quanto c'è di buono in un movimento musicale che spesso viene messo in discussione in quanto modaiolo. Voi fate come volete, io intanto aspetto il prossimo gruppo "di moda".


TOP5 Week's Best Stuff #2

Il 26 uscirà in Italia il loro nuovo album "The Chaos" ma nel frattempo ci gustiamo questo singolo.
Pezzettone elettronico tratto da "Further" in uscita a Giugno.
Quante cose succedono su  BBC Live Lounge, ma qualcuno la doveva pur coverizzare e loro lo hanno fatto magnificamente.
Questa band franco-americana promette bene, e poi il video spacca.
La sua voce unita al resto fa fermare il tempo, sono bastati solo i primi tre singoli a farci venire una gran voglia di comprare il nuovo disco.

sabato 10 aprile 2010

Introducing: Soap&Skin


Ognuno di noi nasconde dentro sè una parte più oscura e tenebrosa, ma c'è una ragazza nata in Austria che ha sempre avuto difficolta a nascondere queste emozioni ed infatti ora ha imparato a metterle in mostra senza fare complimenti, con la timida sfacciataggine che hanno solo certe teenagers cresciute troppo in fretta, questa ragazza si chiama Anja Plaschg, il nome del suo progetto è Soap&Skin e nonostante la sua giovane età è capace di far venire i brividi anche con un grido e qualche parola sussurrata all'interno della strofa.
Nel 2009 pubblica il suo primo album "Lovetune for Vacuum" frutto del tormento e dell'angoscia dell'artista riccorrenti nel pianoforte, nelle parole tristi sussurrate e soffiate con un filo di voce quasi fossero le ultime e nelle atmosfere fredde di morte che Anja sottolinea abbinando al suo sound un' attenta ricerca all 'immagine, crepuscolare, con segni di tumefazione sul viso e capelli corvini sempre più spettinati.
Lei è Mr. Hyde che si appropria lentamente e dolorosamente del Dr.jekyll,lei è il male che si fa spazio tra i pensieri più allegri, le turbe infantili che diventano dolce instabilità da adulti, lei è tutto questo e molto altro e voi la sentirete with "ensemble" nella Sala Santa Cecilia l'11 Aprile al M.I.T. per il tributo a Nico.

http://www.myspace.com/soapandskin

venerdì 9 aprile 2010

Introducing: Mercury Rev


Sono un coetaneo dei Mercury Rev, è impressionante.
La loro storia parte in quel di Buffalo, USA, grazie all'incontro tra David Baker,Sean "Grasshopper" Mackiowiak, Suzanne Thorpe e Jimmy Chambers; oltre a loro facevano parte del gruppo anche due ex membri dei Flaming Lips, Jonathan Donahue e Dave Friedmann, che grazie al loro bagaglio culturale contribuirono in maniera piuttosto evidente all'incisività delle sonorità della band, tanto che in un primo momento questa verrà proprio accostata ai Flaming. Nel corso del tempo però la formazione cambierà considerevolmente vedendo l'alternarsi di diversi personaggi che contribuiranno alla notevole molteplicità di suoni e influenze, segno caratteristico del gruppo. Come in una squadra di calcio quando il capitano lascia il campo porge la fascia al suo vice, così Baker, lasciando la band nel 1994 per dedicarsi alla carriera solista, diede il timone di comando a Donahue incidendo notevolmente sui meccanismi del gruppo. Se i primi due album pur ricevendo pareri positivi avevano tenuto la band lontana dai riflettori, "See you on the other side", ma soprattutto "Desert's Songs" trasfomarono il gruppo di Buffalo in delle vere pop stars. Da quel momento la strada era spianata in tutto il mondo, e le melodie Dream Pop tipiche dei Mercury Rev hanno proseguito trionfanti la loro cavalcata fino all' Auditorium Parco della Musica, dove si esibiranno per voi al M.I.T. Festival.

www.myspace.com/mercuryrevmusic

giovedì 8 aprile 2010

Introducing: Cocorosie


C'è un pò di magia in qualsiasi cosa scaturisca da una forte emozione, ce lo confermano le Cocorosie, due sorelle nate negli USA, ma in posti differenti, che vivono un infanzia complicata fatta di spostamenti continui da uno stato all'altro del paese e rapporti burrascosi tra i genitori che in seguito sfociano in divorzio e che pochi anni dopo si ripercuotono su Sierra Casady (la minore) che viene mandata in colleggio dal padre, Sierra e Bianca, quindi, prendono strade diverse una si trasferisce in un'appartamento a Montmartre per studiare al conservatorio di Parigi l'altra invece si ritrova a Brooklyn concentrata sulle arti visive, ma il destino vuole che le due si ritrovino, e lo fanno, nell'appartamento parigino di Sierra anzi più precisamente nella vasca del suo bagno (il posto della casa con la migliore risonanza) e li riesplode tutto quello che per 10 anni di lontananza si erano tenute dentro, però non riesplode in lacrime o abbracci ma in musica, in un CD (La Maison de Mon Rêve) rigorosamente lo-fi, fatto di sentimento, ricordi primordiali, e strumenti-gioccattolo raccolti in giro per il quartiere, che gli permette di firmare un contratto con la Touch and Go Records.
Ma la magia è magia, ed è quasi sempre irripetibile, infatti l'album successivo Noah's Ark uscito a pochissima distanza dal primo diventa bersaglio facile per la critica che lo considera un prodotto della loro ingordigia, mentre in seguito si rivela semplicemente un sequel del primo sicuramente ben fatto ma con le emozioni meno ardenti rispetto alla Maison.
Cosi decidono di prendersi una bella pausa prima di publicare un'altro disco ed intanto collaborano con alcuni dei più importanti artisti della scena indie tra cui Bright Eyes, TV on The Radio,Devendra Benhart, Blonde Redhead, Battles e Mon Rev.
Nel 2007 fanno uscire The Adventures Of Ghosthorse And Stillborn un disco con il quale decidono di prendere le distanze dalle sonorità iniziali abbandonando il lo-fi ma rimanendo comunque aggrappate a quei rumori strambi che le contraddistinguono.
Le Sorelline mezze Cherokee sbarcheranno all'Auditorium nella sala Santa Cecilia l'11 Aprile per il tributo a Nico al M.I.T.

http://www.myspace.com/cocorosie

Introducing: Wild Beasts


C'è un modo di dire, l'abito non fa il monaco, che trovo assolutamente perfetto per descrivere i Wild Beasts. La storia è sempre quella, ci si conosce a scuola e si forma un gruppo, magari all'inizio con nome ed intenti diversi, un medio via vai di membri e un EP; eccoci qui. Hayden Thorpe e Ben Little si incontrano alla Queen Katherine School, formano un duo chiamato "Fauve"(Wild Beasts in francese) e cominciano a scrivere pezzi originali. Nel giro di qualche anno si uniranno a loro Tom Fleming e Chris Talbot, con una formazione a quattro si decide di cambiare nome, scegliendo appunto Wild Beasts.
Due EP, una live session alla BBC Radio e finalmente un contratto discografico degno di nota con la Domino, il giusto riconoscimento per una band che all' epoca venne inserita da NME nella lista dei 10 gruppi "tipped for the top", che puntavano alla vetta insomma, e con un pezzo come "Please, Sir", b-side di un singolo pubblicato dalla loro vecchia etichetta, la strada è una discesa ripidissima. Le conferme del loro talento, se mai ce ne fosse stato bisogno, arrivano con il debut album "Limbo, Panto" che riceve così tante stelline in giro per la carta stampata che nemmeno un caduto militare; Guardian, Times, Pitchfork, BBC e NME, sono tutti incantati da quei 41 minuti di dolce fluttuare a metà tra il vaudeville e il cabaret, influenze particolari per una band che aveva cominciato come un duo. Riconfermarsi, l'anno successivo, è semplicissimo; "Two Dancers" viene immediatamente acclamato ricevendo titoli come " one of 2009's indisputable masterpieces" o "it's an album to champion 'til all siperlatives are spent". Mi sembra che il quadro sia completo e che le garanzie per un grande spettacolo ci siano tutte; l'abito non fa il monaco perchè come può una band che ha come lead singer un tenore lirico chiamarsi le "bestie selvagge"?
I Wild Beasts saranno domati e pronti ad esibrisi domenica sera nel Teatro Studio insieme ai Very Best.

www.myspace.com/wildbeasts

Meeting the M.I.T.

Tralasciando il titolo di cui vado particolarmente fiero, abbiamo fatto due chiacchiere con chi ha organizzato il banchetto musicale di domenica per capire il come, il quando e il perché di tutto.

TS-Allora innanzitutto comincerei chiedendoti chi si nascondo dietro la Snob e com'è nata.

SP-La Snob Production produce eventi culturali a Roma e in Italia da ormai 6-7 anni. è nata dallo sventurato (Marcello Giannangeli) incontro tra me, Marcello Giannangeli, e Raffaele Costantino; non ricordo neppure bene come e perchè abbiamo cominciato. Come primo passo abbiamo ideato e curato la rassegna Kick it! al Circolo degli Artisti di Roma; poi da li una lunga serie di rassegne ed eventi, alcuni dal taglio più istituzionale mentre altri sotto il livello del suolo; mescolare i due ambiti è anzi stata una delle cose che ci divertono ed interessano di più. Spesso infatti ci ritroviamo a intercettare dei segni creativi, linguaggi e tendenze striscianti, e a veicolarli in progetti articolati, nati in seno a realtà istituzionali. Così è accaduto ad esempio per Casa del Jazz, Palazzo delle Esposizioni, vari istituti di cultura, Romaeuropa e tante altre realtà.
Altre volte invece semplicemente ci divertiamo a dare vita a progetti in club, one night, live, mostre e così via... oltre che un lavoro è pur sempre una passione pura e forte.

TS- La stessa passione che deve aver dato il via al MIT immagino, com'è nato questo progetto?

SP-MIT nasce 3 anni fa come rassegna di musica elettronica in Auditorium. Ha ospitato luna unga serie di artisti, da Whomadewho a Buraka Som Sistema, Mogway, Karl Bartos, Mouse On Mars, Benga e Skream... va beh son troppi.

TS-Ma c'è qualcosa di molto più massiccio ed importante dietro vero?

SP-Si, oltre ad ospitare nomi davvero interessanti della scena internazionale, quello che abbiamo fatto è stato soprattutto stravolgere le modalità di fruizione degli spettacoli tipiche di Auditorium. Per farla breve abbiamo costruito un club in Sala Studio. è stat una bella novità che ha avuto successo e che ha consentito alla Fondazione Musica per Roma di intercettare un pubblico diverso dal solito.

TS- Quindi ricapitoliamo: grandi nomi internazionali e voglia di rinnovare. Cosa ci dobbiamo aspettare dalla giornata di domenica?

SP-Oltre a proporre una lunga serie di artisti, John Cale Mark Lanegan, CocoRosie, Lisa Gerrard dei Dead Can Dance, Wild Beasts, Soap&Skin, Plaid, Tim Exile, The Very Best, Murcof, Metro Area etc etc,proveremo a rappresentare al pubblico dell' Auditorium come una piccola rivoluzione. Con un solo biglietto ci si potrà infatti muovere liberamente tra ben 8 stage, sale, foyer, dancefloor, bar, istallazioni audiovisive e così via, dal pomeriggio a notte fonda. Questo rappresenta secondo me, al di là dei contenuti, un fatto completamente nuovo non solo per l'Auditorium ma anche per Roma.

TS-Grazie mille per il tempo concessoci.

SP-Grazie a te, alla prossima

mercoledì 7 aprile 2010

5 tracks you may hear at M.I.T

Quando penso a lei mi torna in mente subito questo pezzo e con lui l' angoscia, la malinconia e il tormento nero.
Il progetto principale del M.I.T. festival è il grande tributo a Nico. Chissà se vi capiterà di sentire ance questa canzone che a noi paice cosi tanto.
Dal disco più sofisticato della scena indie, un classico per una delle band più attese al MIT, almeno da noi.
Solito mix di suoni e colori per trasportarci nell' afosissimo Malawi. Ah! Con noi viene anche Ezra Koening.
C'è una splendida rissa astratta tra le due voci dei Cocorisie.

Introducing: Junior Boys


Se c'è la forza di volontà, la voglia di fare musica insieme, la presunzione di voler riaffrontare ancora, ma in maniera differente, i triti e ritriti '80, l'appoggio del pubblico (ed ultimamente anche quello della critica), ma sopratutto se si è sotto contratto con la Domino, le distanze non contano, ne sanno qualcosa i Junior Boys, due simpatici canadesi (Jeremy Greenspan e Matthew Didemus) che suonano insieme da quando avevano 13 anni e nonostante gli spostamenti continui Londra-Berlino-Hamilton ecc.ecc. riescono a produrre album di buon livello suonando tastierine tra un aereo e l'altro o usufruendo costantemente del web per influenzarsi a vicenda.
Una bella amicizia quella tra i due che sembrano avanzare di livello ad ogni nuovo album, iniziato tutto per gioco e con Johnny Dark al posto di Matthew Didemus, il magico duo,si ritrova ora con tre album e una marea di collaborazioni, Four Tet, Hot Chip, Metro Area, Caribou e altri ancora.
Il primo disco Last Exit è un insieme di sonorità new-wave e post-punk che Greenspan aveva raccolto nella sua esperienza in Inghilterra e riadattato seguendo la sua concezione di malinconia per gli anni d'oro dei sintetizzatori,che fortunatamente si è rivelata originale e interessante, poi ci prendono gusto e nel 2006 danno vita ad un'altro disco So This is Goodbye e se il primo era bello ma poco comunicativo nel secondo i junior fanno brillare anche la loro anima,rimanendo, pur sempre, all'interno dei loro amati labirinti elettronici.
E dopo un periodo di tour dove prendono finalmente confidenza col palco, sputano fuori sto Begone Dull Care omaggio ad un'altro celebre canadese Norman McLaren che in comune con i due non ha solo la nazionalità ma soprattutto la  sperimentazione della quale i Junior Boys sono dipendenti e che riesce a farci riflettere ogni volta sulla misticità del loro suono, che sembra cosi vecchio e malinconico ma che ritroviamo ogni volta cosi rivolto verso il futuro...questi stanno avanti e voi avrete l'opportunità di sentire un pò quali sono le loro maggiori influenze nel DJset che faranno l'11 Aprile al M.I.T. -Foyer Sinopoli.

http://www.myspace.com/juniorboys

lunedì 5 aprile 2010

M.I.T. Meet In Town

Domenica prossima avete un impegno, dovete andare all' Auditorium e godervi le decine di live che fanno parte del progetto M.I.T.Dedicare la vostra domenica all' elettronica e alla sperimentazione astenendovi dal campionato di calcio a dalla gita fuori porta non vi farà di certo male, anzi probabilmente gioverà alle vostre povere orecchie vessate dal frastuono metropolitano.
CocoRosie , Joan As Police Woman, John Cale, Junior Boys, My Brightest Diamond, Soap & Skin, The Very Best e Wild Beasts sono solo alcuni degli artisti che si divideranno le 8 sale dell' enorme Parco della Musica romano e che costituiranno la base della piramide sulla cui cima troneggia l'enorme tributo a Nico che si svolgerà nella Sala Santa Cecilia.
Noi in questa settimana dedicata al festival proveremo a indicarvi la via verso Viale Pietro de Coubertin grazie ad approfondimenti su alcuni degli artisti presenti, il resto però spetta a voi.


http://www.meetintown.com/2010

Introducing: The Very Best


Da che mondo è mondo la musica è fatta per divertirsi e far divertire, un concetto che sembra essere di casa un po' ovunque dato che è il filo conduttore del progetto "The Very Best"; un terzetto che vanta tra le proprie fila il cantante Esau Mwamwaya, natio del Malawi, Etienne Tron dalla Francia, e lo svedese Johan Karlberg. Un unione di culture diverse, soprattutto musicali, atta a creare un tipo di suono unico e primo di qualsiasi etichetta di genere. Questo terzetto molto assortito vanta 2 album all'attivo, entrambi legati da un filo conduttore, entrambi con le medesime caratteristiche: giocare,divertirsi e stare insieme. Il primo LP, "Esau Mwamwaya and Radioclit are The Very Best", è datato 2008 e può essere definito "un warm up"; 15 pezzi, solo 2 originali e tantissimi campionamenti che spaziano da M.I.A. ai Beatles, dai Vampire Weekend a Michael Jackson, fino ad arrivare a Santigold e alla colonna sonora di True Romance (da noi "Una Vita al Massimo"). Sembrano giocare ma invece fanno sul serio e "Kamphopo" diventa una standout track guadagnandosi il 63esimo posto nelle 100 canzoni del 2008, mentre l'album viene inserito nella lista dei migliori lavori dell' anno secondo Pitchfork. L' anno dopo esce l'album identitario dei Very Best, Warm Heart of Africa; pregno di natura,forza selvaggia e ritmo primitivo. Proprio Johan ha dichiarato: "Ci piace guardare molti film naturalistici mentre siamo in studio ed avere anche molte piante in modo da far sembrare il tutto una giungla; e questo vale per qualsiasi tipo di musica stiamo facendo, che sia Africana o American Pop". Il disco riceve recensioni positive dalle maggiori riviste del settore consacrando così il terzetto come una delle realtà più interessanti del momenti e portandolo in giro per il mondo con una serie di concerti sold-out.
Per voi però saranno al MIT, l'11 Aprile, nel Teatro Studio dell'Auditorium.


http://www.myspace.com/theverybestmyspace

I Love You Phillip Morris


Steven Russel è un truffatore provetto, sin dalla più tenera età volente o nolente ha vissuto mentendo: figlio adottato, carriera da poliziotto e marito perfetto finchè un giorno tutto ciò lo porta ad arrivare alla consapevolezza di essere omosessuale. Ben presto si accorgerà che la vita che desidera è troppo costosa per un rappresentante ortofrutticolo e che l'unica soluzione è truffare; da qui la galera e successivamente l'incontro con l'uomo della sua vita, Phillip Morris.
Se la prima parte della pellicola girata a 4 mani dalla squadra Ficarra (un tempo sceneggiatore di Babbo Bastardo) Requa è dichiaratamente comica e poggiata interamente su un Jim Carrey ispirato, la seconda è invece un goffo tentativo di mischiare le carte in tavola introducendo elementi e momenti tragici; il risultato purtroppo non è dei migliori con scene che funzionano poco e che rallentano il ritmo del film. Insomma una prova di scrittura e regia non sufficiente salvata però da due protagonisti in palla. I film a tematica omosessuale ormai sembrano essere all'ordine del giorno, basta però non abusare troppo di quella che sembra essere una carta vincente per l'incasso assicurato.
Fuorviante.


sabato 3 aprile 2010

Dum Dum Girls - I Will Be


Avevo pensato ad una bella recensione per questo I Will Be, album d'esordio delle Dum Dum Girls; chi sono, da dove vengono, cosa suonano ecc ecc. Volevo essere professionale e soddisfare ogni vostra sete di curiosità; bhe non ci sono riuscito, non ho trovato niente e quindi non scrivo niente.
No, ecco in realtà avevo pensato a qualcosa: questo è un blog e solitamente ci si scrivono le proprie emozioni, quello che ci passa per la testa senza alcuna forma di mediazione, senza pensare ad essere seri o meno. Quindi ecco che mi appresto a dirvi a cosa ho pensato ascoltando questo album: viaggio nel tempo. Mi sono venuti in mente quei licei americani con le file di armadietti, con la squadra di football e le cheerleaders, con il Prom e la band che suona e quanto si era fighi se magari si faceva parte di quella band; chiariamo subito che non sono americano e soprattutto ho 21 anni, l'unico liceo che ho frequentato somigliava ad un ospedale e aveva solo la squadra di pallavolo, quindi vado per mitizzazione e cultura di massa. Eppure questo disco è uscito quest'anno, suona così retrò, la copertina stessa lo è, e se si da un' occhiata al MySpace della band (http://www.myspace.com/dumdumgirls) vediamo che sono americani e che la cover di un loro EP è proprio un estratto di uno di quei libri pieni di foto che tanto vanno di moda li, un annuario ecco. Magari senza volerlo ho detto tutto quello che c'era da dire su I Will Be.


Away We Go


Uno dei momenti più felici per una coppia sulla trentina è senza dubbio la maternità, il diventare genitore e, sembra strano ma così dicono, il farsi carico di nuove responsabilità. Se si è una coppia come Burt e Verona è ancora più difficile affrontare una gravidanza tanto inaspettata quanto voluta; si viene presi alla sprovvista e ci si chiede se si sarà in grado di crescere il proprio figlio, se è la cosa giusta da fare e soprattutto se si ha la minima idea di come affrontare la faccenda. I due decidono così di abbandonare momentaneamente la loro casa e dedicarsi ad un viaggio che li porterà inconsapevolmente, e grazie all'imperfezione delle diverse coppie che incontreranno, a capire il vero significato dell'essere genitori e dello stare insieme: amarsi.
Un racconto basato sui sentimenti e sulla semplicità di questi ultimi; non importa quanto si è preparati ad un evento che coinvolgerà le persone che ti stanno attorno, l'unica cosa che ti può veramente aiutare è il potersi fidare di loro, indipendentemente dal legame (qui si parla di matrimonio); bastano i sentimenti.
L' avventura del premio Oscar Sam Mendes nel mondo del cinema indipendente è una piacevole versione ottimista e moderna di quel suo Revolutionary Road tanto dimenticato durante gli Academy Awards dell' anni scorso; porta in grembo la bravura dei 2 protagonisti (John Krasinski e Maya Rudolph) sempre dosati e mai eccessivi senza cadere nel patetico. La distribuzione italiana è ancora in dubbio, eppure il film è uscito praticamente ovunque, sia in sala che direttamente in homevideo, e sarebbe veramente un peccato perdersi questa ottima e solida commedia romantica indie.


giovedì 1 aprile 2010

She & Him - Volume Two

Sembra assurdo che questo disco sia stato registrato nel 2010!...è uno di quei prodotti che non possono essere messi su un i-pod e sparati nelle orecchie con due cuffiette, ma gridano (nel caso di Zooey, sussurrano dolcemente) "ascoltami in vinile cazzo!". La "coppia di romanticoni" ci regala una raccolta di pezzi uno più POP dell'altro, di quelli che subito dopo il primo ascolto sei già li che canti come una ragazzina dei '60 che si prepara per andare al ballo della scuola. Ma c'è di più, questo disco è pieno di riferimenti, dai Beatles ai Beach Boys, mentre li sento mi passano accanto coretti che strizzano l'occhio al doo-wop più sdolcinato, filastrocche chitarra-voce,un paio di cover azzeccate, a sottolineare l'indirizzo del progetto, una ballata a cappella e alla fine mi rendo conto che non me ne frega un cazzo della prevedibilità dell'album rispetto al primo,in fondo lei gioca le sue carte e Ward da abile produttore gliele fa giocare al meglio, cosi io continuo allegramente a lasciarmi trasportare dall' atmosfera sognatrice che trasuda da questo disco.

Sunshine Cleaning

Un lavoro improbabile (ripulire le scene del crimine), due sorelle dall' infanzia traumatica che ora provano amore-odio l'una per l'altra, un bambino con un indole distruttiva, un nonnetto pazzo (ci piaci Alan Arkin) che tenta di fare affari nei modi più assurdi, un commesso/buon samaritano che giunge per sistemare tutto pur rimanendo in disparte, e il gioco è fatto, quel che ne viene fuori è un film, che in fondo, ci sembra di aver già visto,ma che la discreta regia di Christine Jeffs e il talento, più o meno evidente, di un cast abbastanza noto ci fanno valutare come una pellicola dalle piacevoli atmosfere tragicomiche e con ottimi spunti emotivi.